Cronaca locale

Genovese ai domiciliari. Due testimoni sull'auto: "Era rosso per le 16enni"

Patente già sospesa per droga, diversi semafori «bruciati». Per il 20enne il gip dispone l'arresto

Genovese ai domiciliari. Due testimoni sull'auto: "Era rosso per le 16enni"

Arrestato Pietro Genovese. L'accusa per il figlio del regista Paolo, agli arresti domiciliari, è duplice omicidio stradale. Lo dispone il gip Bernardette Nicostra alla vigilia dei funerali di Camilla Romagnoli e Gaia von Freymann, le 16enni travolte sabato notte su Corso Francia. Decisione che arriva mentre si svolge una veglia di preghiera. Al giovane, che era in auto con due amici, Davide Acampora e Tommaso Edoardo Destroje Fornari Luswergh, viene notificato l'arresto mentre si trova in un casale in Umbria. Genovese è risultato positivo ad alcol, cannabis e cocaina, o non negativo come scrivono gli agenti del gruppo Parioli sull'informativa inviata in Procura. Motivo per cui gli era già stata sospesa la patente. Genovese, inoltre, passa spesso con il rosso, tanto da aver subito varie decurtazioni dei punti. Un soggetto, insomma, pericoloso. Il gip sottolinea il fatto che il 20enne possa guidare anche senza patente l'auto di amici. Quindi l'arresto.

Un provvedimento che farà discutere. Punto primo: Genovese guidava ubriaco fradicio. Nonostante non avrebbe dovuto bere nemmeno un «cicchetto» dopo cena, aveva un tasso di alcol pari a 1,4 milligrammi per litro. Ovvero il triplo rispetto al limite massimo consentito (0,5 mg/l), che per un uomo di media corporatura equivale a tre birre piccole di media gradazione. Non solo. Genovese aveva assunto droga. E correva molto. Dai testimoni e dai rilievi effettuati la Renault Koleos era almeno a 80 chilometri orari, che per una strada come corso Francia è quasi la normalità. Se il limite in città non fosse, però, di 50 chilometri orari. Pioggia e buio fanno il resto. Secondo punto: il 20enne si ferma a ben 250 metri dal punto dell'impatto. La sua auto viene trovata «non marciante», con gli airbag esplosi, sulla rampa di accesso alla via Olimpica. L'auto si sarebbe fermata per un blocco automatico al motore seguito dall'urto violentissimo. Fra gli esami ancora da effettuare l'analisi della centralina del crossover. La «scatola nera» dovrebbe rivelare il codice di errore che ha, di fatto, inchiodato l'auto in corsa. C'è poi la «lettura» dello smartphone del ragazzo: Pietro stava chattando quando Camilla e Gaia hanno attraversato la strada? Terzo punto. Le 16enni hanno aggirato il guard rail e cercato di raggiungere il marciapiede opposto, verso Ponte Milvio, con il semaforo rosso per i pedoni: «Condotta vietata, incautamente spericolata, così concorrendo alla causazione del sinistro mortale», scrive il gip. Per un testimone oculare si trovavano, però, sulle strisce pedonali anche se dai rilievi non risulta.

A complicare la situazione il «cono d'ombra». In quel punto di corso Francia, tra l'incrocio della via Flaminia e la tangenziale, c'è buio pesto. Condizione che chiamerebbe in causa l'amministrazione comunale, competente e responsabile della viabilità e della sua messa in sicurezza. Insomma, Genovese andava veloce, fatto di alcol e droga. Camilla e Gaia hanno attraversato al buio e sotto la pioggia con il rosso. Una Smart che sopraggiunge frena e si ferma. Genovese, correndo strafatto verso il centro della città, le centra in pieno. Un impatto violentissimo: Camilla e Gaia muoiono sul colpo.

I testimoni le vedono volare in aria.

Commenti