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La Germania al voto, la "minaccia" di Afd

Sassonia e Brandeburgo alle urne: ultradestra bene nei sondaggi, giù Cdu e Spd

La Germania al voto, la "minaccia" di Afd

Berlino L'unica certezza è che AfD raccoglierà molti consensi a spese dei partiti tradizionali tedeschi. Oggi si vota in Sassonia e in Brandeburgo per il rinnovo dei Parlamenti regionali e tutti i sondaggi indicano che i sovranisti di Alternative für Deutschland faranno bene. Nei due Länder orientali AfD romperà equilibri molto consolidati. A Dresda, in Sassonia, il partito cristiano democratico (Cdu) governa ininterrottamente dal 1990, spesso e volentieri in grande coalizione con i socialdemocratici. La formula, tuttavia, potrebbe non bastare più. Dal 39% ottenuto nel 2014, la Cdu del governatore uscente Michael Kretschmer potrebbe ritrovarsi con il 29% attribuitole da Insa o con il più generoso 32% della rilevazione del Forschungruppe Wahlen: comunque troppo poco per governare con i socialdemocratici, avvistati a un modesto 8% dei voti (avevano il 12%).

Il Brandeburgo del Ministerpräsident Dietmar Woidke (Spd) ha un problema speculare: dalla riunificazione della Germania, la Spd ha sempre governato a Potsdam, capitale del Land orientale più rosso. Qua il partito di Woidek spera di raccogliere il 22% dei consensi (aveva il 29%) senza farsi superare da AfD. La somma di socialdemocratici e socialcomunisti (Linke) al potere oggi in Brandeburgo non dovrebbe superare il 36% dei voti: molto di meno della maggioranza assoluta.

All'indomani del voto, Kretschmer e Woidke avranno dunque un problema comune: la governabilità. Secondo i principali osservatori, a dare loro una mano potrebbero intervenire i Verdi. In entrambi i Länder i Grünen sono in crescita: dovrebbero ottenere l'11% in Sassonia e oltre il 14% in Brandeburgo. Tradizionalmente il partito ecologista è più forte all'ovest ma, secondo la logica della polarizzazione, al crescere dei sovranisti che negano il cambiamento climatico e odiano gli stranieri corrisponde anche dei consensi per chi sta con Greta Thunberg e guarda con simpatia a migranti e profughi. A sostenere la crescita dei Verdi a Potsdam e dintorni contribuiscono anche la seconda estate arida consecutiva con danni milionari ai boschi brandeburghesi, e l'aumento del numero di nuovi residenti che lasciano una Berlino dagli affitti sempre più cari per trasferirsi fuori porta, nel meno costoso Land che circonda la capitale.

Anche in Sassonia i Verdi scaldano i motori sperando di entrare in coalizione «Kenya» con Cdu (nero) e Spd (rosso). «Non vorrei allearmi ai Grünen», ha detto Kretschmer in un comizio, «ma forse dovrò farlo se troppe persone votano per AfD». Nelle stesse ore il presidente della Sassonia allontanava dal suo team per la campagna elettorale Hans-Georg Maaßen. L'ex presidente dei serivzi di sicurezza interna era stato silurato dal governo Merkel nel novembre 2018 dopo aver messo in dubbio a mezzo stampa la veridicità delle violenze xenofobe accadute a Chemnitz (Sassonia) l'estate precedente. Rientrato nei ranghi della Cdu, e più in particolare nell'ala destra del partito, Maaßen ha auspicato la formazione di un governo monocolore di minoranza aperto all'appoggio esterno di tutti i partiti, inclusa AfD. Ma le uscite dei candidati sovranisti sul presunto «etnocidio» dei tedeschi, le concessioni alle teorie del complotto e le tirate a 360 gradi contro immigrati, stampa, mondo lgbt e cambiamento climatico rendono AfD indigeribile per il governo federale. Largamente impopolare all'est dove pure è cresciuta, Angela Merkel si è tenuta alla larga dalla campagna elettorale di queste settimane. Il suo timore adesso non è AfD ma la tenuta degli alleati socialdemocratici. Se oggi la Spd prenderà l'ennesima batosta, il partito potrebbe decidere di ritirarsi dalla coalizione di governo.

La decisione è rimandata a fine ottobre, dopo le elezioni in un altro Land orientale dove AfD imperversa: la Turingia.

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