Politica

Giù le mani dalla polizia, solito bersaglio

Dai video emerge la prova del ferimento degli agenti con lancio di oggetti. Siap: "Noi manipolati dalla politica"

Giù le mani dalla polizia, solito bersaglio

Roma - Si sentono di nuovo messi in mezzo, strumentalizzati, bersaglio di chi scarica su di loro tensioni sociali che nulla hanno a che fare con il compito istituzionale che svolgono. I poliziotti non ci stanno a finire nel tritacarne per una questione, quella delle polemiche seguite agli scontri scoppiati a Roma mercoledì durante la manifestazione degli operai dell'acciaieria di Terni, che ritengono non abbia nulla di tecnico. «Il problema è politico», garantisce Gianni Tonelli, segretario del Sap, escludendo che i suoi colleghi in piazza abbiano esagerato. «I tre agenti feriti parlano chiaro - dice - in strada sono volate bottiglie, non petali di rose, e non c'è stata alcuna carica di alleggerimento ma solo azioni di contenimento. Semplicemente i poliziotti hanno cercato di far desistere quei manifestanti che si volevano dirigere verso la stazione Termini, mentre il loro doveva essere solo un sit-in pacifico davanti all'ambasciata di Germania. I disordini ci sono stati perché qualcuno all'interno della manifestazione, probabilmente esasperato, è andato al di là del consentito ed è possibile che in queste condizioni sia partito qualche colpo di sfollagente. I video lo dimostreranno. Invece c'è chi ha enfatizzato la questione. Se fosse stata una manifestazione di apicoltori tutto questo non sarebbe certo accaduto».

Il solito problema, insomma, che potrebbe essere risolto - ritiene Tonelli - con l'uso delle telecamere in dotazione agli agenti. Invece, ecco, che la polizia finisce di nuovo nel mirino. «Vergognose le strumentalizzazioni dei vari Landini, Airaudo, Furlan - sostiene il sindacalista - che ci attaccano per partito preso. Mi sembra che stiano volando gli stracci all'interno del Pd e noi siamo chiamati a fare da cuscinetto a questa polemica. Sono questioni che si devono sbrigare loro e non sulla pelle di chi è in strada per garantire il diritto di manifestare a lavoratori che rischiano il posto di lavoro». Ora, spiega Tonelli, tutti i poliziotti italiani «si aspettano una netta presa di posizione dei vertici del Dipartimento di Pubblica Sicurezza in loro difesa». Mentre a loro tocca «digerire» la proposta del ministro Angelino Alfano di un tavolo tecnico condiviso con i sindacati per la gestione dei cortei.

Anche Giuseppe Tiani, segretario generale del Siap, ritiene che non debbano ricadere sulla polizia le difficoltà e le preoccupazioni del mondo del lavoro e che sono i luoghi della politica da «mettere sotto inchiesta», non chi indossa la divisa. «Nelle piazze - sostiene Tiani - si scaricano le tensioni e le problematiche irrisolte della politica. Così veniamo manipolati e non è giusto né nei nostri confronti, né di chi legittimamente manifesta. E se qualcuno di noi può inconsapevolmente eccedere per la tensione e lo stress psicofisico legato alle condizioni di particolare disagio in cui si svolge il nostro lavoro, io che sono un poliziotto sindacalista chiedo scusa per loro, ma pretendo rispetto e adeguate tutele per il duro e delicato compito che ci viene affidato nella gestione delle piazze». Sulla stessa linea Lorena La Spina, segretario dell'Associazione nazionale funzionari di polizia: «La polizia - dice - non può diventare il capro espiatorio delle tensioni e delle crisi che attraversano il Paese. Ben venga la proposta di un tavolo permanente di confronto al Viminale con tutte le rappresentanze sindacali per migliorare il coordinamento tra gli organizzatori ed i promotori delle manifestazioni pubbliche in tema di lavoro e le autorità di pubblica sicurezza».

Il segretario generale del Silp, Daniele Tissone, vorrebbe invece che le vertenze non diventassero un problema di ordine pubblico: «È necessaria un'assunzione di responsabilità della politica - sostiene - affinché vi sia un impegno e risposte perché il Paese ha bisogno di soluzioni concrete e non di contrapposizioni».

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