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Il giallo della "Scala saudita". Alta tensione Fontana-Sala

Sui capitali arabi nel teatro il governatore lombardo si sfila. Il sindaco di Milano va all'attacco: o ci è o ci fa

Il giallo della "Scala saudita". Alta tensione Fontana-Sala

È un fuoco incrociato lo scambio di battute tra i soci fondatori del Teatro alla Scala. Con il presidente della Fondazione del teatro, il sindaco Beppe Sala che spara a zero sul governatore della Regione Attilio Fontana. Ieri il governatore lumbard, che siede nel Cda del teatro, avrebbe dichiarato di essere all'oscuro dell'entrata nella governance del tempio della lirica di uno Stato estero, per di più l'Arabia Saudita al centro dell'indignazione mondiale per le atrocità compiute in Yemen, per le ripetute violazioni dei diritti umani, per la feroce esecuzione del giornalista dissidente Khashoggi e per gli arresti delle attiviste per il diritto alla guida, detenute e torturate in carcere.

Dopo due giorni di botta e risposta scatenati dall'intervista del Sovrintendente del teatro Alexander Pereira che sostiene che sia stato addirittura un leghista molto vicino a Salvini ad aver facilitato i contatti tra il ministro della Cultura Badr bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan Al Saud e il sovrintendente e direttore artistico per un accordo da 15 milioni di euro.

Ieri il ministro per i Beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, che avrebbe incontrato il suo omologo in novembre a San Pietroburgo di cui conserva «un'ottima impressione», tanto da parlarne con l'ambasciatore e la Farnesina, ieri ha messo i puntini sulle «i» spiegando di non essere contrario all'arrivo di fondi stranieri alla Scala, ma all'ingresso di un esponente di un governo straniero nel Consiglio d'amministrazione del teatro. «Penso che non dobbiamo avere un atteggiamento di chiusura a prescindere, anzi, con la cultura possiamo fare un'ottima opera di diplomazia culturale, se usiamo il cervello e il buon senso - la premessa - Quello che trovo inappropriato è che ci sia un governo all'interno di un Consiglio d'amministrazione: nel momento in cui c'è un consiglio di amministrazione di questo tipo e c'è un ente vigilante come un ministero, questo può commissariare in ogni momento il consiglio. Questo potrebbe generare un incidente diplomatico». Ma le parole di Bonisoli non suonano esattamente una marcia indietro, tanto che alla fine aggiunge: «Aspettiamo il 18 (quando ci sarà si riunirà il Cda) e vediamo che cosa succederà: dobbiamo entrare nel merito, vedere esattamente di che cosa si tratti, quali sono gli obiettivi, chi è il soggetto che vuole entrare e per quanto tempo». Inutile dire, visti i rapporti tesi nel governo giallo verde, che il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini ha sbattuto la porta in facci ai Sauditi: «Condivido l'idea del presidente Fontana: penso che possiamo farne a meno».

Parallelamente il sindaco ha attaccato il governatore Fontana, che ha dichiarato di «sapere per certo che la Lega non ha collaborato alla trattativa per un ingresso nel cda. Dopodiché aggiungo che La Scala ha un valore quasi sacrale. Quindi se qualcuno mi avesse chiesto un parere su un'operazione di questo tipo avrei espresso la mia contrarietà, a prescindere dai soldi». Il sindaco accusato di spingere per l'ingresso di soldi sauditi: «Presidente, ci spieghi una cosa - attacca - Visto che (è tutto verbalizzato) il Cda della Scala dell'11 febbraio ha discusso della questione e la Regione ha una rappresentante nel Cda, come faceva a non essere al corrente di una questione così delicata? Delle due l'una».

La situazione è molto semplice - la sintesi di Pereira -: «La Scala costa ogni anno circa 125 milioni, solo che lo Stato copre meno di un terzo. Ogni anno la Scala deve quindi trovare almeno 45 milioni.

Io li trovo».

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