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Giallo sulle navi già partite. Serve il voto del Parlamento

Le forze armate smentiscono il via all'operazione. La Pinotti: "C'è un pattugliatore di Mare Sicuro"

Giallo sulle navi già partite. Serve il voto del Parlamento

Non c'è nessuna nave della Marina Militare in viaggio verso la Libia e non ci sarà almeno fino a dopo martedì, quando il Parlamento dovrà decidere se approvare o meno il provvedimento con cui il Consiglio dei ministri ha autorizzato l'invio di mezzi navali di fronte alle coste di Tripoli. Lo ha puntualizzato con una nota lo Stato Maggiore Difesa, che chiarisce: «Tale attività, necessaria premessa per lo sviluppo di un successivo intervento, verrà svolta solo a seguito di direttiva dell'Autorità politica e dopo aver concordato gli aspetti tecnici con la controparte libica. Sarà cura di questo Stato Maggiore dare comunicazione quando l'attività di ricognizione verrà effettuata».

D'altronde, la notizia è stata confermata ieri anche dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti la quale, a margine di un evento alla base Comsubin di Varignano (La Spezia), ha spiegato: «Sarà un pattugliatore che fa parte della missione Mare Sicuro - dispiegata nel Mediterraneo Centrale - ad entrare nei prossimi giorni nelle acque libiche per fare la ricognizione e capire meglio le necessità della missione che l'Italia si appresta a far partire di supporto alla guardia costiera libica. Ma l'ingresso della nave italiana nelle acque territoriali del Paese nordafricano avverrà solo con modalità concordate con il governo di Tripoli, che tiene molto alla sua sovranità e non vuole dare l'idea che forze militari di altri Stati abbiano libero accesso alle proprie acque». Quindi, l'arrivo nelle acque territoriali libiche di unità navali italiane potrebbe avvenire non prima del 7-8 agosto e previo accordo con le autorità di Tripoli.

Il ministro della Difesa ha tenuto quindi a dire: «La guardia costiera libica sta facendo un lavoro importante per riprendere i confini marittimi, ma ha bisogno di un sostegno. Il presidente Serraj lo ha richiesto con una lettera al governo e noi pensiamo che sia importante, in un momento in cui la Libia cerca di ricostruire le proprie capacità di controllo dei confini, di essere disponibile a dare una mano». Ha quindi puntualizzato: «Lo abbiamo già fatto quando c'era da rispondere alla cura dei feriti subito dopo la battaglia contro il terrorismo per riprendere Sirte. Oggi lo facciamo per stroncare il traffico degli scafisti. Chiudere questo traffico illecito è obiettivo che deve essere di tutti».

Sarà, dunque, quello in Parlamento il passo decisivo che potrà dare il via alla nuova misura per combattere l'immigrazione incontrollata e dare una mano alla Libia in questo compito. Da voci di corridoio, comunque, nei palazzi dello Stato Maggiore Difesa e in quelli delle Forze armate si sta già studiando il «piano d'attacco». A farla da padrone sarà proprio la Marina militare con i suoi mezzi, ma anche Aeronautica ed Esercito contribuiranno con i loro assetti e i loro uomini.

Le informazioni acquisite in questi anni grazie alle registrazioni dei Predator dell'Am lungo le coste del Nord della Libia e ai rilievi effettuati dai sistemi satellitari o altri mezzi sia aerei che navali, saranno una carta importante che potrà far dare «scacco matto» nella lotta ai trafficanti di esseri umani e, quindi, nel blocco delle partenze verso l'Italia. ChG

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