Politica

Il Giappone sotto choc L'imperatore Akihito annuncia l'addio al trono

È un caso inedito nel Paese. La costituzione non lo prevede, così serve una legge speciale

Francesco Leone Grotti

Dalla fine della seconda guerra mondiale l'imperatore del Giappone non è più considerato un «dio vivente», ma un uomo. E non c'è niente di più umano del desiderio espresso ieri dall'imperatore Akihito, 82 anni, in un rarissimo messaggio televisivo: abdicare per problemi legati all'età avanzata. Il messaggio ha fatto scalpore e non solo perché si tratta del terzo discorso al popolo giapponese, al di là di quelli previsti ufficialmente, da parte di un monarca da quando sono stati inventati radio e televisione.

La Costituzione nipponica prevede che l'imperatore svolga il suo ruolo cerimoniale e strettamente non politico fino alla fine della sua vita. Se per motivi legati all'età o alla salute si ritrova impedito nelle sue funzioni, può essere sostituito da un reggente. Ma resta il monarca regnante. Per permettergli di abdicare, governo e Parlamento dovrebbero cambiare la Carta fondamentale del paese o modificare la legge della Casa imperiale. Un impegno che potrebbe richiedere anni. Per non prevaricare le sue funzioni, nel discorso di circa 10 minuti trasmesso anche sui maxischermi allestiti nelle città giapponesi, Akihito ha scelto una terminologia vaga: «Ho superato gli 80 anni e per fortuna sono in buona salute. Ma considerando il declino generale del mio stato fisico, sono preoccupato dalla possibilità di non essere più in grado di compiere il mio dovere». Salvata la forma, la sostanza è chiara per tutti e non a caso il premier Shinzo Abe, chiamato in causa, ha diramato un breve comunicato: «Io rispetto la pesante responsabilità che l'imperatore deve sentire e credo che dobbiamo riflettere seriamente su ciò che può essere fatto». La reggenza non è un'ipotesi sul tavolo e lo stesso Akihito l'ha esclusa. Uno dei suoi obiettivi infatti è evitare ai familiari e al successore, il figlio primogenito principe Naruhito, l'imponente cerimoniale previsto per la morte di un imperatore, che include riti funerari giornalieri per due mesi e altri per la durata di un anno.

La volontà di essere seppellito come un uomo, e non come un semidio, è solo l'ultimo segno che la monarchia giapponese è definitivamente cambiata. Akihito è l'imperatore numero 125, l'ultimo di una linea genealogica che affonda le sue radici nella vita mitologica dell'imperatore Jimmu, che intorno al 600 a.C. sarebbe disceso secondo la leggenda dalla dea del sole. I «tenno», sovrani celesti, sono stati considerati semidei solo negli ultimi secoli e dopo che il padre di Akihito, Hirohito, ha rinunciato alla «falsa concezione divina», all'imperatore è rimasta la carica di capo dello Stato e massima autorità della religione scintoista. Un passo dopo l'altro, Akihito, asceso al Trono del Crisantemo nel 1989, ha trasformato in pratica la nuova concezione della sua carica: a soli 11 anni fu il primo a rilasciare un'intervista (all'Associated Press) in qualità di principe, è stato il primo imperatore a sposare una cittadina comune, Michiko Shoda, conosciuta a una partita di tennis, ha registrato un inusuale messaggio alla popolazione dopo il disastroso tsunami del 2011 e ha lasciato tutti di stucco quando si è seduto per terra a parlare con i familiari delle vittime. Ora, ritenendo di non poter più affrontare 250 incontri pubblici all'anno e 75 viaggi fuori e dentro il Giappone, affaticato anche dalle conseguenze di un intervento per un cancro alla prostata e un bypass coronarico, ha chiesto di abdicare.

Molti giornali hanno fantasticato sulla possibilità che, cambiando la legge della Casa imperiale, anche alle donne possa essere concesso di ereditare il trono. L'idea è di moda ma non all'ordine del giorno. Secondo Naotaka Kimizuka, esperto della Casa imperiale presso la Kanto Gakuin University, «verrà ritoccata la legge senza toccare il nodo della successione femminile oppure sarà varata una legge speciale». Secondo un recente sondaggio dell'agenzia Kyodo, l'85% dei giapponesi è favorevole all'abdicazione.

Un dio non può andare in pensione, ma Akihito è il primo imperatore umano del Giappone e vuole esserlo fino in fondo.

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