Il giornalista Mussolini

Chiamiamo a raccolta tutti gli spiriti ribelli

Chiamiamo a raccolta tutti gli spiriti ribelli

La camera italiana gentilonizzata e perciò nell'intimo dell'animo «neutralista» malgrado l'ovazione a Trieste la camera italiana si è chiusa l'altro ieri in un enorme sbadiglio. Questa che doveva essere una sessione «storica» è stata in realtà al disotto della cronaca. Riletto ad alcuni giorni di distanza lo stesso discorso dell'onorevole Salandra si presenta come un discorso rigidamente «neutrale». Poteva essere pronunciato quattro mesi fa o di qui a quattro mesi. Non c'era bisogno di riaprire la camera per dire cose che tutti sapevano e sanno. Il paese è rimasto deluso. La camera ha poi sminuito l'importanza e attenuato il senso della sua manifestazione d'entusiasmo.

Non sono mancate nella stampa conservatrice le voci «autorevoli» a disapprovare la dimostrazione d'italianità della camera. Aggiungete a tutto ciò l'episodio Giolitti da noi sufficientemente illustrato e l'impressione di disagio e di disgusto sarà completa e profonda. Dalla camera dall'alto non c'è d'aspettare nulla.

Il governo è ancora triplicista e mercanteggia e patteggia. La linea direttiva della sua politica ci è ancora totalmente ignota. Non sappiamo dove andiamo. L'incertezza delle sfere dirigenti ha il suo pendant nell'opacità del paese. La neutralità vigile e armata che splendida cuccagna per i fornitori! è diventata uno stato di fatto nel quale si adagiano tutti i «vigliacchi di dentro». Sono molti e appartengono a tutti i partiti a tutte le professioni a tutte le categorie. Vogliono lo statu quo. È comodo anche se abominevole. Statu quo cioè «conservazione». Conservazione degli stipendi dei posti della tranquillità di spirito del denaro della vita delle idee. I conservatori delle idee sorpassate dalla storia sono i peggiori reazionari. La guerra pone sul tappeto tutto ciò mette in gioco tutto ciò. La neutralità diventa quindi una tavola di salvezza per la moltitudine dei «conservatori» rossi neri grigi pluricolori.

Il popolo non è neutralista. Il popolo che è accorso alle conferenze dei profughi irredenti e belgi ha manifestato le sue fervide simpatie per la causa dei popoli oppressi. Date un obiettivo a questo stato d'animo e il popolo che non ha nulla da «conservare» il popolo generoso la «santa canaglia» risponderà «guerra» se voi gli direte a cuore aperto e con aperta parola «guerra!». Occorre vincere le esitazioni oramai colpevoli del governo; occorre spezzare con impeto e con tenacia la sorda e ignobile coalizione «neutrale». Noi chiamiamo a raccolta come un mese fa tutti gli spiriti ribelli d'Italia.

Domenica prossima anniversario dell'impiccagione di Oberdan tutto il popolo d'Italia si rovesci nelle strade e nelle piazze. Dalle adunate di cittadini che sentono la vergogna di questo stato di cose si elevi il monito formidabile e solenne verso chi di ragione. Basta cogli indugi sapienti! Basta cogli intrighi diplomatici! Noi ci opporremo con tutte le nostre forze ad ogni meditato assassinio dell'Italia attraverso patteggiamenti e mercati.

Signori che state in alto! Ci sono delle forze nuove che fermentano e che maturano. La palude fangosa della neutralità italiana comincia ad essere increspata dai primi sintomi della tempesta. Tutto ciò che si doveva dire fu detto!

14 dicembre 1914

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