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Dopo giorni di gaffe arrivano Boschi, Madia, Pinotti più la Serracchiani

Dopo giorni di gaffe arrivano Boschi, Madia, Pinotti più la Serracchiani

RomaPer gli ultimi fuochi della sua campagna elettorale Alessandra Moretti si affida al «pacchetto ministre». L'idea è quella di sferrare l'attacco finale, quello dell'ultima settimana, puntando sul soccorso rosa delle esponenti dem più popolari e più forti mediaticamente. Per questo la candidata del Pd schiera in un colpo solo Maria Elena Boschi, Debora Serracchiani, Marianna Madia e Roberta Pinotti, questa sera insieme a lei all'Auditorium della Fiera di Verona. Tre ministre e una presidente di Regione - la curiosità di molti è puntata sul mezzo di trasporto con il quale arriveranno, viste le recenti polemiche sull'uso non proprio sporadico dell'aereo di Stato da parte degli esponenti dell'esecutivo - per cercare di intercettare al massimo il «fattore Renzi» e farsi spingere dal vento governativo, ammesso che in una terra come il Veneto il calcolo possa produrre risultati. Un ancoraggio, quello con l'esecutivo, molto più forte rispetto a quello manifestato a livello di scelte di immagine con il Partito democratico, visto che per i suoi cartelloni la Moretti ha scelto il blu, colore caro al centrodestra, evitando simboli di partito.

I sondaggi non sembrano sorriderle, ma lei è intenzionata a provarci fino all'ultimo. «Non molliamo di un centimetro, avanti fino al 31 maggio; la partita è apertissima», è lo slogan che continua a ripetere. Se l'obiettivo è cavalcare l'onda del renzismo, nell'immediato la Moretti deve fare i conti con la necessità di non farsi travolgere dalle sue tante gaffe. La candidata «ladylike» (le donne in politica devono essere «belle, brave, intelligenti ed eleganti», disse in una indimenticata intervista, criticando l'approccio alla Rosy Bindi «austero» e «mortificante»), ne ha inanellate una copiosa quantità. Qualche giorno fa ha dovuto cancellare un post su Facebook in cui attribuiva a Beatrice Lorenzin un duro giudizio sulla sanità veneta, che verserebbe, secondo quanto a lei detto dal ministro della Salute, in una «situazione allarmante». Un post sparito dopo che il capogruppo della Lega, Massimiliano Fedriga, ha chiamato il capo di gabinetto della Lorenzin per avere conferme, ricevendo una secca smentita della circostanza.

Alessandra Moretti ha anche dovuto incassare le accuse di Elisa Gonzo, candidato sindaco al comune di Malo, che l'ha rimproverata di averle copiato lo slogan «Il coraggio di cambiare». Senza dimenticare il video girato a Treviso mentre esorta alla protezione dei bambini e proprio davanti a lei si vede un bimbo intento a giocare alle slot machine. E ancora: il «forte abbraccio» ai cittadini di Molinetto della Croda di Refrontolo (Treviso) colpiti dalla tragedia durante la sagra di paese, quando in realtà Molinetto è una località senza abitanti, solo un antico mulino in riva al torrente. Antiche reminiscenze della sua precedente vita, quando da portavoce bersaniana battibeccò su Twitter con Luca Sofri spiegando che i parlamentari non devono fare più di tre mandati. Circostanza che avrebbe reso Bersani incandidabile (era stato eletto nella XIV, XV e XVI con un «distacco» nel 2004 a Strasburgo).

Ma lei tenne il punto: «Ha fatto solo due mandati per quanto ne so io».

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