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Le giravolte M5s sui sacchetti bio: ora li difendono (e lasciano il balzello)

Nel 2017 la rivolta anti Renzi. Adesso si sono impegnati per evitare lo stop Ue

Le giravolte M5s sui sacchetti bio: ora li difendono (e lasciano il balzello)

Roma - I sacchetti di plastica come un romanzo politico. Una trama che non risparmia colpi di scena. L'ultimo è il testa-coda del Movimento 5 stelle che, dopo aver lanciato la crociata contro l'obbligo di pagamento dei sacchetti targato Pd, ha alzato un muro per salvare gli stessi sacchetti dalla messa al bando voluta dalla Commissione europea.

Nei supermercati non si è mai placata la rivolta contro la norma che imponeva di usare solo sacchetti di bioplastica e di farli pagare ai consumatori, pena una sanzione choc: fino a 100mila euro. Una norma con parecchi aspetti controversi, come rivelò il Giornale. A partire dalla sua genesi: fu infilata in pieno agosto del 2017 con un emendamento presentato dal Pd in un provvedimento sullo sviluppo del Mezzogiorno. Circostanza piuttosto paradossale, visto che principale beneficiaria della norma era l'industria della bioplastica, un'eccellenza italiana che ha vede un player dominare il mercato: la Novamont di Novara, guidata da Catia Bastioli, che partecipò alla seconda Leopolda di Renzi e fu nominata dai governi del Pd per due volte alla guida di Terna, grande azienda pubblica che gestisce le reti elettriche del Paese. La manager negò alcun legame politico ma la macchina da guerra dei 5s si impossessò della notizia e la fece rimbalzare sul web. Nella foga, i social network pentastellati «arrotondarono» un po', aggiungendo dettagli inventati, come il fatto che Catia Bastioli era cugina di Renzi. Un boomerang, perché il leader ebbe buon gioco a smentire solo le parti inventate della notizia. Il governo dell'epoca cercò goffamente di limitare i danni, sostenendo che la norma era «richiesta dall'Europa». Peccato che la direttiva Ue specificasse che si poteva esentare i sacchetti dell'ortofrutta dall'obbligo di pagamento. Mesi dopo un'inchiesta della Stampa rivelò che alcune catene di supermercati avevano lucrato, rincarando il prezzo dei sacchetti. E Legambiente aveva prestato il proprio marchio alla Conad per certificare la qualità della bioplastica.

Insediatosi il governo gialloverde, si poteva presumere che, dopo la campagna contro i sacchetti, cancellasse l'obbligo di pagamento. E invece sorpresa: alla fine dello scorso anno è stato discusso un progetto di direttiva che imponeva un'immediata messa al bando di tutti gli utensili plastici monouso. Nel progetto originale della direttiva non c'era alcuna distinzione tra i diversi modelli di plastica, quindi nella lista nera sarebbe finita anche la plastica biodegradabile e compostabile. Un materiale di cui l'Italia ha conquistato una significativa fetta, cresciuta nell'ultimo anno anche grazie al contributo a carico dei cittadini imposto sui sacchetti. «Con quel centesimo - dice Marco Versari - abbiamo portato lavoro in Italia. E abbiamo consolidato un'industria aumentando le esportazioni anche in Paesi come la Francia».

Sta di fatto che una volta al governo, l'M5s, attraverso i suoi europarlamentari, costruisce un asse trasversale e a Strasburgo riesce a evitare la messa al bando delle bioplastiche. A confermarlo è il ministro Sergio Costa in un'intervista al Corriere: «In Europa la Lega e il M5s hanno portato avanti la battaglia sulle plastiche compostabili». Lo conferma anche Versari: «I grillini si sono impegnati e hanno fatto bene: non si poteva colpire così un intero settore industriale italiano».

A completare il romanzo c'è un'ultima singolare coincidenza. A novembre 2017, alla vigilia dell'applicazione della legge sui sacchetti, anche Renzi si era recato in visita alla Novamont e, dopo una riunione, ne era uscito dicendo ai giornalisti: «Dovremo fare ulteriori sforzi per valorizzare questa eccellenza italiana». Un anno dopo, Beppe Grillo si reca in visita alla Novamont, che i grillini avevano accusato di essere «azienda renziana» e la loda come «eccellenza italiana da far conoscere a tutti». Una giravolta contraddittoria che non sfugge ai media che al momento appare l'ennesima mattana del comico, anche lui fulminato sulla via di Novara.

Pochi sanno che negli stessi giorni i grillini in Europa stanno, come sempre, mettendo in pratica i desiderata del guru.

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