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Giudice contro i rincari sulla casa: "Rimborsare solo gli immigrati"

I Comuni aumentano i costi dei certificati sulla casa. Ma il giudice dispone che a essere rimborsati solo gli immigrati: "Gli italiani devono continuare a pagare"

Giudice contro i rincari sulla casa: "Rimborsare solo gli immigrati"

"Una sentenza che fa a pugni con il buon senso. E che davvero lascia senza parole". Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord, tuona contro il giudice che ha obbligato due Comuni, quelli bresciani di Rovato e di Pontoglio, a restituire i soldi dei certificati emessi su richiesta dei cittadini per confermare l'idoneità alloggiativa. Nella sentenza, pur riconoscendo che questi costi si applicano anche agli italiani, il magistrato ha, infatti, ordinato che ad essere rimborsati siano solo gli immigrati. "Una vicenda che appare inverosimile - sbotta il segretario della Lega Lombarda - ma che conferma, ancora una volta, come i veri discriminati siano ormai sempre e è solo gli italiani".

Il tribunale di Brescia ha accolto il ricorso di una associazione che si occupa di immigrati condannando i Comuni bresciani di Pontoglio e Rovato per condotta discriminatoria per aver aumentato i diritti di segreteria relativi al rilascio della certificazione di idoneità alloggiativa da 50 a 312 euro (Rovato) e da 200 a 425 euro (Pontoglio). Perché condotta discriminatoria? Perché sostanzialmente a fare richiesta di questo tipo di certificato, necessario per ottenere il permesso di soggiorno, sono quasi sempre gli immigrati. Secondo le toghe, aumentare i costi di questo certificato significa imporre una tassa iniqua e discriminatoria sugli immigrati. Anche se questi costi sono applicati ugualmente ai cittadini italiani. Nella sentenza si legge infatti che "benché in linea di principio la tariffa applicata dai Comuni convenuti per la richiesta della certificazione di idoneità alloggiativa sia la medesima per tutti, italiani e stranieri, è evidente che l'interesse prevalente al rilascio della certificazione riguardi i soli stranieri". Peccato che, poi, si scopra che anche dei cittadini italiani abbiano fatto analoga richiesta di questo tipo di certificato, per cui l'aumento in questione, aumento giustificato da costi amministrativi a detta degli amministratori dei due Comuni, sia ovviamente stato applicato anche ai cittadini italiani. Nessuna discriminazione, quindi: chi ha richiesto quel certificato, italiano o immigrato che fosse, ha pagato la stessa cifra, invece per il giudice c'è stata una condotta discriminatoria da parte dei due Comuni e per questo vanno rimborsati i poveri immigrati, ma non gli italiani.

"È una vergogna, due pesi e due misure - protesta Grimoldi - la vera discriminazione è verso gli italiani". Il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti, e il suo vice, Pierluigi Toscani, stigmatizzano l'ideologia del giudice che ha intimato loro di "restituire i soldi solo ai cittadini stranieri e non agli italiani". "Questa è una vera discriminazione verso i cittadini italiani - spiegano - ma noi come Comune non faremo distinzioni e restituiremo i soldi anche ai nostri cittadini, perché noi non facciamo discriminazione". Il Comune aveva, infatti, motivato le spese da sostenere per il rilascio del certificato: i 312 euro equivalgono, infatti, ai costi che il Comune deve sostenere per le varie pratiche, ma se dobbiamo restituire i soldi allora li restituiamo a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta, tra cui anche dei cittadini italiani, li restituiamo a tutti, che siano stranieri o italiani, perché, lo ripeto, noi non facciamo discriminazioni.

"Se viene aumentata una tassa che riguarda soprattutto i cittadini italiani nessuno dice nulla - conclude Belotti - i giudici non intervengono, ma se questa tassa invece riguarda anche gli immigrati ecco scattare subito la polemica? Tutto questo conferma che ormai, davvero, i veri discriminati siamo noi italiani".

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