Magistratura

La giudice resta. Ma è lite sui dossier

La sinistra insinua trame. Meloni: "Accusa strumentale, era a una manifestazione pubblica"

La giudice resta. Ma è lite sui dossier

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«Dimissioni» è la parola più frequente nel dibattito scatenato dalla diffusione del video in cui il magistrato Iolanda Apostolico partecipa a una manifestazione, nel 2018 a Catania, per chiedere lo sbarco dalla Diciotto degli immigrati bloccati a bordo. Eppure non ci saranno passi indietro. La conferma, seppur indiretta, arriva da una sua collega. «Non chiederà mai di essere trasferita, ma continuerà a fare il suo lavoro con serietà - spiega Marisa Acagnino, giudice del Tribunale di Catania -, anche perché sarebbe come darla vinta a chi sta riversando montagne di fango su di lei».

Per difendere la giudice del tribunale di Catania che, il 29 settembre, ha deciso di non convalidare i trattenimenti nel Cpr di Pozzallo di quattro migranti tunisini (bocciando, perché «incostituzionale e contrario alle norme Ue», il cosiddetto decreto Cutro), sono intervenuti non soltanto i suoi colleghi ma molti esponenti del mondo politico e dell'informazione. Una difesa che si concretizza in un'accusa di dossieraggio. Ci si chiede infatti: «da dove esce quel video?», «chi lo ha dato a Salvini?», «perché è emerso soltanto ora»? Una bomba a orologeria, secondo l'opposizione, che ha un «effetto intimidatorio» - parole dell'ex presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini - nei confronti della giudice Apostolico.

In merito al tanto discusso video diffuso da Salvini sui social, il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, ha presentato un esposto alla Procura di Roma. Secondo il parlamentare potrebbe essere stato violato l'articolo 326 del Codice penale che persegue la diffusione di notizie che devono rimanere segrete da parte di pubblico ufficiale. La Questura catanese però ribatte che il video pubblicato «non risulta tra gli atti d'Ufficio relativi all'evento in questione». I Cinquestelle chiamano in causa direttamente il ministro dell'Interno al quale chiede di spiegare come abbia fatto Salvini a entrare in possesso proprio ora di quel video. E Sandro Ruotolo (Pd) tuona: «Siamo tornati al dossieraggio per delegittimare avversari e coloro che si ritengono avversari». E si chiede: «Non è il caso che dica la sua la presidente Meloni? Non è il caso che della vicenda se ne occupi anche il Copasir?»

La Meloni risponde dal Granada definendo «strumentale» la polemica sul presunto dossieraggio: «Era una manifestazione pubblica e la giudice era lì, non c'è niente di occulto». Per poi aggiungere: «È legittimo chiedersi se qualcuno che partecipa a manifestazioni su quel tema, nel momento in cui decide, lo faccia con un pregiudizio o meno».

Ed è proprio ipotizzando un «pregiudizio» che molti esponenti della Lega sono tornati anche ieri a chiedere il trasferimento della Apostolico.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, invita il Csm a farsi arbitro di questa querelle. Mentre il senatore azzurro Maurizio Gasparri chiede al ministro della Giustizia, Nordio, di disporre un'ispezione a Catania dopo le eclatanti vicende che hanno riguardato la sostituta procuratrice Iolanda Apostolico. «Che altro deve accadere - dice Gasparri - per porre fine all'uso politico della Giustizia?» Sulla questione del presunto «dossieraggio» viene anche ricordato che all'epoca della protesta di piazza contro Salvini il capo della Polizia era Franco Gabrielli. Lo stesso che diciotto mesi dopo (febbraio del 2020), nel corso di un convegno a porte chiuse dei rappresentanti sindacali della Polizia ha usato parole a dir poco irriverenti verso il leader leghista: «Usa lo sfintere di un altro», salvo poi accorgersi della gravità dell'espressione scusandosi.

Gabrielli «complice» di Salvini? Poco probabile.

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