Cronache

Giudici tributari ingordi Intascavano mazzette per verdetti favorevoli

In manette 13 persone tra magistrati, commercialisti ed ex dipendenti del Fisco Creata un'associazione a delinquere per influenzare le cause sulle imposte

Giudici tributari ingordi Intascavano mazzette per verdetti favorevoli

Soldi in cambio di pronunce favorevoli dinanzi alle commissioni tributarie. Una vera e propria cricca è stata sgominata ieri dalla Procura di Roma attraverso 13 arresti operati dalla Guardia di finanza. L'associazione criminosa garantiva il pieno successo di tutti i ricorsi presentati, anche i più improbabili, contro gli atti di accertamento del Fisco. Tra le ordinanze restrittive emesse dal gip Simonetta D'Alessandro, su richiesta dei pm Stefano Rocco Fava e Giuseppe Deodato, figurano quelle nei confronti dei giudici tributari Luigi De Gregori (già arrestato nel 2013 e condannato per reati analoghi a quattro anni e quattro mesi di reclusione), Onofrio D'Onghia di Paola e Salvatore Castello. Custodia in carcere anche per l'avvocato Giuseppe Natola, per i commercialisti Rossella Paoletti e Salvatore Buellis e per gli ex dipendenti dell'Agenzia delle Entrate, Daniele Campanile e Sandro Magistri.Il vertice dell'organizzazione, secondo quanto è emerso, sarebbe stato costituito dalla commercialista Rossella Paoletti che, tramite i contatti con il giudice D'Onghia da un lato e l'ex delle Entrate Campanile dall'altro, orientava le modalità di accoglimento dei ricorsi nelle commissioni tributarie provinciali e regionale, nonché gli sgravi relativi alle cartelle esattoriali. Sistematicamente, il Fisco veniva condannato al pagamento delle spese di giudizio. Di qui la decisione dei magistrati di inviare gli atti alla Corte dei Conti per le valutazioni del caso.L'inchiesta, basata su 18 capi di imputazione (tra i quali associazione per delinquere, corruzione e concussione), vede inoltre indagate a piede libero ventidue persone tra le quali l'attore e doppiatore romano Massimo Giuliani. I pm romani gli contestano il reato di corruzione in atti giudiziari in concorso con Buellis, Paoletti, Campanile e D'Onghia. Questi ultimi avrebbero «promesso e versato somme di denaro a giudici e ad altri componenti della commissione tributaria regionale per ottenere un atto contrario ai doveri d'ufficio» tra l'ottobre del 2012 e il gennaio del 2013. Il riferimento, in particolare, è alla sentenza del 5 novembre del 2012, depositata il 26 novembre dello stesso anno, che bocciava l'appello proposto dall'Agenzia delle Entrate contro una sentenza emessa dalla commissione provinciale, «favorevole a Giuliani e inerente cartelle esattoriali di diversi accertamenti tributari per un ammontare di circa 3 milioni di euro». Giuliani, secondo i magistrati, avrebbe pagato 65mila euro «così suddivisi: 50mila per i membri del collegio e D'Onghia e 15mila tra Paoletti, Buellis e Campanile». L'inchiesta, denominata pactum sceleris («associazione a delinquere» in latino), è partita da un episodio che nel maggio 2011 coinvolse il giudice De Gregori. Questi convocò nella propria abitazione il commercialista Arturo Mascetti adducendo «presunti problemi sull'accoglimento di due ricorsi» che il commercialista aveva presentato in commissione tributaria. De Gregori chiese il pagamento di 15mila euro per l'accoglimento dei ricorsi, Mascetti si rifiutò di pagare e denunciò la concussione.

Due anni dopo De Gregori fu arrestato per aver incassato una mazzetta di 6mila euro da un avvocato.

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