Cronache

Giuliana, balena preistorica abbandonata tra i Sassi

È il più grande cetaceo mai scoperto al mondo, ma i suoi resti giacciono nel deposito del museo di Matera

Giuliana, balena preistorica abbandonata tra i Sassi

Dal ricordo, ormai lontano, della «Balena bianca» (intesa come egemonia politica della Democrazia cristiana) alla contemporaneità preistorica della «più grande balena fossile mai scoperta al mondo»; più imponente perfino del «maggiore dei dinosauri conosciuti».

Ora - buttandola sullo scherzo (ma neanche tanto) - si potrebbe dire che un lungo filo archeologico unisce la Basilicata anni '70 del padre costituente Emilio Colombo alla Lucania di «Giuliana», com'è stato battezzato l'antico cetaceo scoperto nel 2006 nell'invaso artificiale di San Giuliano a Matera, tornato alla ribalta grazie a un report pubblicato dalla rivista scientifica Biology Letters, che denuncia: «I resti della balena Giuliana abbandonati in un deposito». Le istituzioni locali non ne escono granché bene, ma questa non è una novità in una regione che spesso assurge alla cronaca nazionale per scandali e disavventure giudiziarie di chi la rappresenta nei Palazzi che contano.

Nella terra dove in tempi remoti nuotava «Giuliana», la politica - oggi come in passato - sguazza in acque tutt'altro che limpide, navigando tra clientelismi e interessi di bottega con le vele dispiegate al vento del potere per il potere. Risultato: una pletora di voltagabbana che, spacciandosi per «il nuovo», ha mutuato il peggio del vecchio sistema della Prima Repubblica e ne ha fatto il punto qualificante del proprio programma elettorale.

Da queste parti il 26 maggio si voterà per le amministrative, con la «balena Giuliana» che potrebbe diventare la grande metafora di una Basilicata messa talmente male da rimpiangere addirittura l'epopea ormai inabissata della Balena bianca.

È significativo che una vicenda tragicomica come quella dello «scheletro di Giuliana chiuso in decine di casse accatastate presso il Museo Ridola di Matera» riguardi proprio la città al centro, da mesi, di uno stucchevole quanto vuoto esercizio retorico sull'esaltazione di «Matera, Capitale europea della cultura 2019».

Ma la verità - scomoda - è un'altra: anche questa di Matera Capitale della cultura si è rivelata per la Basilicata l'ennesima occasione persa, come accaduto già in passato per altre opportunità di sviluppo perse nel nulla, prima fra tutte quella sulle enormi risorse petrolifere che una classe politica inetta e disonesta è riuscita a trasformare da potenziale risorsa di rilancio economico e sociale in un fattore di ulteriore arretratezza e degrado.

Realtà fortunatamente ignote ai ricercatori di Biology Letters, i quali hanno concentrato il loro raggio d'azione sull'epoca del Pleistocene (un milione e mezzo di anni fa, anno più anno meno...), sostenendo come la scoperta dei resti della «balena Giuliana» possa anche servire a «riscrivere la paleogeografia del Mediterraneo».

Subito dopo la pubblicazione, sono partiti gli appelli a «liberare Giuliana» dalle casse in cui il suo scheletro è suddiviso «con l'auspicio che possa essere reso fruibile». Lo studio - precisa l'agenzia AdnKronos - è stato condotto dal Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa, dal Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell'Università di Catania e dal Directorate Earth and History of Life del Royal Belgium Institute of Natural Sciences di Bruxelles.

Ma, di tutto ciò, cosa dice il sindaco della Città dei Sassi, Raffaello De Ruggieri? Il primo cittadino materano assicura di «aver preso contatti con il coordinatore del team di paleontologi per proporre una collaborazione». In concreto? «La balena Giuliana - sottolinea il sindaco - racconta un pezzo di storia della nostra straordinaria città. Il Comune ha impegnato 200mila euro per la promozione di questo prezioso bene che, crediamo fermamente, debba essere valorizzato e musealizzato».

Magari, nell'attesa, si potrebbe cominciare con l'aprire le casse dimenticate nel deposito: la prigionia di «Giuliana» è durata fin troppo.

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