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Il giustizialismo grillino. "La sentenza Stato-mafia pietra tombale su Fi"

I pentastellati prendono la palla al balzo e rilanciano: "Ora tocca a Salvini decidere"

Il giustizialismo grillino. "La sentenza Stato-mafia pietra tombale su Fi"

L'anima giustizialista dei pentastellati, che hanno rovesciato insulti su Silvio Berlusconi, ha mostrato tutto il suo lato più ributtante dopo la sentenza tutta politica del Tribunale di Palermo. Le condanne «mettono una pietra tombale su ogni ipotesi di interlocuzione con Forza Italia». Insomma, i Cinque Stelle non sono molto differenti dalla vecchia sinistra, sempre pronta a seguire il vento che spirava dalle Procure della Repubblica. «La trattativa Stato-mafia c'è stata. Con le condanne di oggi muore definitivamente la Seconda Repubblica. Grazie ai magistrati di Palermo che hanno lavorato per la verità». Così su Twitter il capo politico pentastellato, Luigi Di Maio, ha sancito di fatto la fine di un percorso politico che il Cavaliere ieri mattina si era già premurato di chiudere affermando che i grillini a Mediaset «li manderei a fare i fattorini o a pulire i cessi».

Un attacco che evidenzia come la pazienza sia terminata dopo anni, mesi e settimane di insulti rivolti contro la propria persona. M5s, però, ha proseguito. «Meglio pulire i cessi che fare accordi con la mafia», ha replicato il senatore Nicola Morra, mentre il referente politico della Casaleggio & C., Max Bugani, si è fatto ritrarre con tre colleghi nell'atto di nettare una ritirata. «Berlusconi è nervosetto. Gli sta crollando tutto il potere sotto i piedi, anzi sarebbe meglio dire sotto i tacchi», ha concionato durante un comizio in Molise Alessandro Di Battista che ora può dedicarsi liberamente alla suo vocazione naturale di arruffapopolo nullafacente premettendo però che «devo stare attento alle parole perché non ho più l'immunità».

La chiusura totale del Cavaliere non significa che il partito grillino (e Di Maio soprattutto) abbiano perso le speranze di attirare Matteo Salvini in un governo a trazione pentastellata. «Io sono fiducioso, fiducioso di natura», ha ripetuto ieri il capo politico alludendo alla sortita di Matteo Salvini che si è smarcato da Berlusconi. «Ora - ha aggiunto - aspettiamo il presidente Mattarella». La sintesi è «tocca a Salvini», il non detto, invece, è «la Lega deve distruggere il centrodestra». Come esplicitato dalla capogruppo alla Camera, Giulia Grillo, «Lega e M5s hanno la maggioranza alla Camera ed al Senato: noi non siamo ostili qualora Forza Italia e Fratelli d'Italia votassero la fiducia ad un governo dove comunque il M5s non è disponibile a discutere di ministeri o quant'altro». Se il Cav non avesse sbattuto la porta in faccia a questo oltraggio, un eventuale esecutivo sarebbe stato un calvario per gli azzurri.

Il problema (più della Lega che degli altri partiti di centrodestra) è che di Maio e i grillini per non saltare questo giro di giostra sarebbero disposti a replicare lo stesso discorso anche al Pd (e a Leu i cui 4 senatori sarebbero indispensabili per ottenere la maggioranza a Palazzo Madama). L'ipotesi di conferimento di un secondo mandato esplorativo al presidente della Camera, Roberto Fico, è stata preceduta da una dichiarazione della stessa Giulia Grillo. «Non esiste nessun veto», ha precisato allo scopo di smentire le spaccature che si creerebbero in seno ai Cinque stelle se il presidente della Camera, molto più «fedele» di Di Maio alla linea originaria del Movimento, dovesse intavolare un accordo con i democratici. In quel caso i problemi sarebbero di Salvini. Ecco perché questo weekend si preannuncia intenso e non solo per le elezioni molisane, ma perché i due forni sono aperti e i grillini vogliono la pagnotta.

Mal che vada le elezioni anticipate li premierebbero e qualche nuovo parlamentare potrebbe evitare di dedicarsi al nettoyage des toilettes.

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