Politica

"Goro è come Capalbio i migranti hanno doveri e la protesta va capita"

Chicco Testa: «Giusto accoglierli, ma vanno fatti lavorare. E a casa chi non ha diritto»

Un momento della protesta di ieri notte a Goro, Ferrara
Un momento della protesta di ieri notte a Goro, Ferrara

«L'accoglienza degli immigrati è un dovere, ma non può ridursi a pura ospitalità. Dev'essere accompagnata da una politica per l'integrazione, soprattutto attraverso il lavoro. Da noi si parla molto di diritti, troppo poco di doveri». Chicco Testa, manager con un passato da ambientalista, già presidente di Enel e Assoelettrica, deputato di Pci e Pds, oggi renziano di ferro, non condivide il rumoroso rifiuto dei profughi a Gorino, come quest'estate le proteste a Capalbio. Ma dice che «il disagio delle popolazioni va capito», si deve trovare la giusta via di mezzo per affrontare il problema.

Che cosa intende?

«Sulla gestione dell'immigrazione in Italia si rischia di rimanere stritolati tra due estremismi, il buonismo assoluto e il cattivismo altrettanto assoluto. Tra quelli che strillano di sparare e affondare i barconi o di rispedire gli stranieri a casa loro e quelli che dicono semplicisticamente che bisogna accogliere tutti. Manca una cultura di mezzo».

E quale sarebbe?

«Riconoscere le cause di un disagio reale nelle popolazioni che devono accogliere i gruppi di migranti e rimuoverle, anche con maggiore comunicazione e organizzazione. Insomma, le cose vanno fatte in un modo migliore».

Il no di Gorino, con un paese sceso in strada per bloccarla e impedire l'arrivo degli stranieri come lo giudica?

«Mi pare una reazione eccessiva e sproporzionata, di fronte all'arrivo di un pullman con 12 donne. Non la condivido, ma se si è arrivati a questo punto, probabilmente c'è stato un difetto di informazione. Non è giusto dire vergogna, nè farne degli eroi».

Sono stati contrapposti all'Italia vera e accogliente di Lampedusa o di Napoli.

«Eppure quella è una zona di gente civile, ci sono tante comunità al nord dove l'integrazione è una realtà e il lavoro è stato fatto bene».

A ferragosto è esplosa la polemica di Capalbio, meta privilegiata dell'intellighenzia di sinistra, per l'arrivo di 50 profughi. Lei disse che non bisognava farli venire «a bighellonare».

«Io ho casa non a Capalbio ma a Manciano, vicino. Dissi che gli immigrati vanno accolti, ma bisogna anche trovargli qualcosa da fare. Ci sono tante occupazioni possibili, dalla cura delle aree verdi alla pulizia delle scuole. Così si facilita l'integrazione, si fa imparare la lingua. D'altronde, se si riceve vitto e alloggio, mi sembra giusto. Risultato: sono stato attaccato dai leghisti, secondo i quali volevo rubare lavoro agli italiani e dalla sinistra estrema, che mi accusava di avviare gli stranieri ai lavori forzati. Poi la proposta dei lavori utili l'ho sentita anche dal prefetto Morcone, capo dell'Immigrazione al Viminale».

La storia di Capalbio, con un sindaco Pd e tanti personaggi di sinistra come Claudio Petruccioli che protestavano, ha dato l'impressione che si predica bene finchè non si tratta del «cortile» di casa propria.

«Io, come Petruccioli, ero favorevole. Non trovo affatto scandaloso che Capalbio accolga 50 immigrati. Solo, in un certo modo. Quello giusto».

A delle condizioni.

«Guardiamo come fanno le cose in Germania, dove i profughi sono un milione, forse un milione e mezzo, mentre noi parliamo di centinaia di migliaia. Certo non li fanno arrivare solo per dare assistenza, li inseriscono nel mondo del lavoro, li integrano. Anche lì ci sono reazioni populiste e razziste, ma la Merkel difende la sua politica pur sapendo di dover pagare un prezzo».

In Italia, invece...

«Le porte sono aperte, riconosciamo i diritti, ma non pretendiamo doveri.

Ad esempio, siamo deboli nella politica dei rimpatri di chi non ha diritto a rimanere da noi».

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