Politica

Il governo approva la «manovra snella» Tasse per 5,1 miliardi Assunzioni e aumenti per gli statali

Sì del Consiglio dei ministri alla Legge di Bilancio Gentiloni dice che «non è lacrime e sangue» ma si punta su condoni e controlli fiscali Matteo Renzi, per una volta, non twitta niente

Antonio Signorini

Roma Una manovra da quasi 20,4 miliardi, per metà in deficit (concesso dall'Unione europea) e per il resto coperta da pochi tagli alla spesa e da un aumento delle entrate fiscali (5,1 miliardi) che, si è premurato di precisare il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, «non ha a che fare con un aumento delle tasse». Tutto bene, quindi, secondo il premier e il ministro. Non sarà «lacrime e sangue». Abbiamo «una manovra snella che sarà utile per la nostra economia», ha sottolineato il presidente del consiglio Paolo Gentiloni.

La legge di Bilancio del 2018 è effettivamente snella nel senso che è in grandissima parte dedicata ad evitare l'aumento dell'Iva, ben 15,7 miliardi.

Per lo sviluppo le risorse a disposizione sono quindi minime. Infatti dalla conferenza stampa tenuta ieri dopo il consiglio dei ministri che ha approvato la legge di Bilancio e il draft budgetary plan, la versione da inviare alla Commissione europea, non è emersa nessuna sorpresa.

Confermata la decontribuzione per i giovani sotto i 35 anni (non più 29) ma solo per il prossimo anno. Spesa prevista, 300 milioni. Molto meno del contratto degli statali, più volte sottolineata da Gentiloni (il governo ha mantenuto «l'impegno preso», con i sindacati). Ma quanto peserà questa misura rispetto al taglio dei contributi, ha precisato Padoan, per ora non è possibile saperlo. Come dire, non si può sapere quanto il governo abbia favorito il lavoro pubblico rispetto a quello privato.

Nessuna informazione nemmeno su quali saranno le privatizzazioni, i cui proventi sono però stati inseriti nel Documento di economia e finanza, poco più di tre miliardi. Padoan ha assicurato che «non sono un capitolo chiuso», ma le decisioni «saranno rese note a tempo debito».

«Si rende conto Padoan», ha protestato il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, che se le privatizzazioni non venissero fatte «l'ammanco per le relative entrate si tradurrebbe automaticamente in un maxi buco di bilancio» a danno del prossimo governo?

Una manovra da scoprire visto che, ha spiegato Padoan, per il testo bisognerà aspettare un po'. Ci sarà l'allargamento dello split payment, che drena liquidità alle imprese. I condoni, ma anche un inasprimento dei controlli del fisco.

Sulle pensioni, unica certezza, una mini correzione dell'anticipo pensionistico gratuito (l'Ape social) per le donne con figli. Platea prevista, poco più di 4.000 pensionande. «Si divide ancora la società attraverso deroghe per pochi», ha commentato il presidente della commissione Lavoro Maurizio Sacconi.

Per il resto Gentiloni ha spiegato che verranno rispettate tutte le norme in vigore sulla previdenza. Tradotto, dal 2019 l'età pensionabile salirà a 67 anni.

Nella manovra è spuntata l'assunzione di 1.500 ricercatori universitari. Aumentate le risorse del ministero dei Beni culturali per «professionisti dei beni culturali», ha annunciato il ministro Dario Franceschini. Poi impresa 4.0, che impegna «più di 10 miliardi di finanziamenti a sostegno delle imprese», ha annunciato il ministro Carlo Calenda, incassando la richiesta da parte di Maurizio Gardini (Alleanza delle cooperative) di includere anche «le cooperative e le pmi» per far sì che «possano restare agganciati al treno dell'innovazione».

Comunque briciole. Niente di che andare fieri nemmeno per l'azionista di maggioranza del governo, il segretario Pd Matteo Renzi, che ieri è restato in silenzio. Forse oggi dirà qualcosa.

Oppure cercherà di non mettere la faccia su una manovra che per lui è fin troppo snella.

Commenti