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Governo al bivio: multa miliardaria o un accordo con maxi manovra

Ecco cosa può succedere ora che la missiva è stata recapitata

Governo al bivio: multa miliardaria o un accordo con maxi manovra

Roma - Un percorso complesso che, visti i precedenti, ha buone possibilità di terminare con un nulla di fatto, cioè con la rinuncia alla multa e alle altre sanzioni (comunque non a costo zero). Oppure sfociare in uno scenario inedito di conflitto tra l'Ue e uno stato membro.

La prossima tappa è certa ed è la risposta ufficiale del ministero dell'Economia. La sua funzione è elencare i «fattori rilevanti» che hanno impedito la riduzione del debito concordata, quindi convincere la Commissione europea a non portare il caso Italia al prossimo Consiglio europeo.

La fase successiva è appunto una relazione della Commissione europea sul mancato rispetto dei requisiti. In questo caso una mancata riduzione del debito pubblico nel 2018. La relazione dovrà tenere conto della lettera di Tria. Ad esempio di quanto la bassa crescita ha influito sull'aumento del rapporto debito Pil.

È possibile che la Commissione inneschi la seconda fase, cioè informi il Consiglio europeo (l'organismo che rappresenta gli stati membri dell'Unione) e gli proponga di aprire una procedura, che potrebbe partire in luglio.

A farsi carico di esaminare la situazione italiana a questo punto sarebbe il Comitato economico e finanziario del Consiglio europeo. Organismo dove sono rappresentati i governi dell'Eurozona. Inutile quindi aspettarsi benevolenza. I paesi del Nord pretendono rigore, soprattutto nei confronti dell'Italia e soprattutto ora che non c'è più la necessità di aspettare le elezioni.

Ma è anche possibile che la Commissione europea decida di non chiedere l'avvio di una procedura di infrazione.

C'è un precedente calzante e riguarda questo governo. Tra il novembre e il dicembre scorsi l'Italia è arrivata a un passo dall'avvio della procedura per debito eccessivo, ma a ridosso di Natale il ministro dell'Economia Giovanni Tria (i cui rilievi erano stati precedentemente respinti dalla commissione) ha stretto un patto con la Commissione. Niente procedura di infrazione, ma l'impegno a migliorare i conti di una decina di miliardi. In sostanza vennero ridotti i costi di Reddito di cittadinanza e Quota 100.

Se il metodo Tria sarà confermato, il governo potrebbe guadagnare più tempo correggendo i conti dell'anno in corso. Magari in misura maggiore rispetto ai 2 miliardi di tagli alla spesa pubblica già previsti dalla Legge di Bilancio.

Molto probabilmente prendendo impegni anche per il 2020. Quindi la garanzia che il governo farà scattare le clausole di salvaguardia da 23,1 miliardi. Aumenti Iva a garanzia dei conti nel 2020.

La rinuncia alla procedura di infrazione, insomma, avrà un costo molto salato.

Possibile che il governo decida di non pagarlo. Il governo italiano potrebbe respingere ogni richiesta di spiegazione e rifiutare il dialogo con Bruxelles. In questo caso si aprirebbe l'altro scenario.

La procedura seguirebbe il suo corso. La Commissione che comunica al Consiglio il non rispetto dei patti. Il Consiglio decide a maggioranza qualificata se l'Italia ha effettivamente violato i patti e invita l'Italia a rispondere entro un tempo da stabilire, tra i tre e i sei mesi. Senza risposta scatteranno le sanzioni: prima l'obbligo di effettuare un deposito infruttifero pari allo 0,2 % del Pil, che potrà diventare una ammenda fino allo 0,5% del Pil. Eventualmente, anche lo stop all'erogazione di fondi strutturali e agli investimenti europei.

La scelta, insomma è tra una correzione in corsa dei conti pubblici e l'impegno a riprendere il percorso di interruzione del debito oppure pagare una multa che può arrivare a 7 miliardi e subire controlli periodici da parte di Bruxelles.

Un commissariamento di fatto della politica economica.

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