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Il governo in cerca di soldi ​per salvare le banche

Lo spetro della Troika nelle trattative Renzi-Europa. Il premier nega tutto, ma la Commissione lo smentisce

Il governo in cerca di soldi ​per salvare le banche

Dopo la Brexit l'attenzione dei mercati si sposta sull'anello debole della catena europea, cioè l'Italia e le sue banche alle prese con circa 200 miliardi di crediti in sofferenza. Se la Borsa dovesse accanirsi nuovamente sui nostri istituti, fragili patrimonialmente, servirebbe capitale fresco. Ma come recuperarlo vista l'ennesima turbolenza e il minaccioso bail in?

«Stiamo monitorando la situazione da vicino e siamo in stretto contatto con le autorità italiane in merito a possibili passi», ha dichiarato ieri il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, interpellato sul caso-Italia, aggiungendo che «ci sono diverse modalità di azioni possibili che sono ancora oggetto di discussione». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha cercato di smentire il segreto di Pulcinella. «Non c'è nessuna trattativa, le banche stanno bene, affronteremo eventuali emergenze», ha detto. «Bisogna mettere in sicurezza le banche, non possiamo permetterci di non farlo», ha precisato il presidente della Bce, Mario Draghi.

Le parole di Renzi, pertanto, suonano molto strane. In primo luogo, Palazzo Chigi aveva fatto sapere di aver attivato un «tavolo di crisi» con il ministero dell'Economia, guidato da Pier Carlo Padoan, il ministero dello Sviluppo e la Cdp. In secondo luogo, poi, erano emerse varie ipotesi di rafforzamento del sistema finanziario con impegni fino a 40 miliardi di euro.

Proviamo a fare un po' di ordine. Con l'aiuto fattivo della Banca d'Italia il governo sta monitorando la situazione delle banche. Al momento, le esigenze di capitale non sono insostenibili. Unicredit probabilmente dovrà avviare un aumento (che il mercato stima tra i 5 e i 7 miliardi) dopo la scelta del nuovo ad. La Bce vorrebbe che Carige si rafforzasse ulteriormente (siamo nell'ordine del miliardo). E quando si parla di aumenti il mercato pensa sempre a Mps che, pure, ha visto scendere le sofferenze lorde a 47 miliardi.

Servirebbe un nuovo Fondo Atlante. Ma, come ha detto ieri il Ceo di Intesa Carlo Messina, «la nostra partecipazione al Fondo è già il massimo che riteniamo per il sistema bancario nel suo complesso». E se si tira fuori la numero uno è difficile che altri seguano. Ecco perché il governo aveva pensato a un sistema di garanzia pubblica su un veicolo societario o su emissioni obbligazionarie bancarie. In entrambi i casi la Cdp avrebbe dovuto avere il ruolo di «assicuratore» rispetto all'intervento di soci privati come i fondi. Sia in questo caso sia in quello di intervento diretto della Cassa è necessario discutere con l'Ue invocando l'articolo 107 del Trattato che sospende la disciplina degli aiuti di Stato in presenza di eventi eccezionali e, di conseguenza, anche il bail in. Se la forza della Cdp fosse insufficiente e non si palesassero gli investitori, sarebbe opportuno un aiuto comunitario. Sui mercati si era anche diffuso il rumor (segnalato da Renato Brunetta) che il Tesoro avesse avviato trattative con il Fondo salva-Stati, deputato a intervenire visto che il Fondo europeo salva-banche non è ancora operativo. Sarebbe l'equivalente dell'arrivo della Troika a Roma.

Renzi non vorrà certo uscire di scena in questo modo, anche se in Europa tutti sanno che l'Italia cerca risorse per le banche.

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