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Governo contro la Bce: "Sul Monte dei Paschi decisioni poco chiare"

Il premier e Padoan all'attacco: "Francoforte non ha dato spiegazioni, ora un confronto"

Governo contro la Bce: "Sul Monte dei Paschi decisioni poco chiare"

Roma - Anche se l'improvvisazione renziana è solo un ricordo, il governo Gentiloni sul caso Monte dei Paschi ha fatto un po' di confusione perché si è «dimenticato» di mettere al riparo il decreto «salvarisparmio» dalle mattane della Vigilanza bancaria europea. «Non sono abituatissimo e un po' mi ha colpito avere notizie così ex abrupto il giorno di Natale, ma terremo il punto», ha detto ieri il premier Paolo Gentiloni criticando l'organo guidato da Danièle Nouy. La richiesta di alzare l'asticella da 5 a 8,8 miliardi (dei quali, come ha spiegato Bankitalia, 6,6 saranno a carico dello Stato e 2,2 deriveranno dall'azzeramento dei subordinati) fa parte delle «valutazioni che ha fatto la Vigilanza» e «siccome sarà un processo molto lungo, ci sarà un confronto» che non può risolversi «a colpi di comunicazione». Si tratta delle stesse rimostranze espresse al Sole 24 Ore dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, secondo cui «oltre alla lettera di cinque righe e tre numeri, sarebbe stata utile qualche spiegazione, perché la mancanza di informazione si traduce in opacità e le cose opache inducono a interpretazioni quasi sempre sbagliate».

Occorre dire che tanto da Roma quanto da Francoforte si è lamentata questa mancanza di interlocuzione e, di sicuro, il passaggio di consegne tra Renzi e il suo successore non ha agevolato la comprensione. E che molto sia rimasto in sospeso lo ha confermato lo stesso capo del governo. «Abbiamo messo a riparo il risparmio» con il decreto ma «l'attuazione sarà lunga e complicata, non ce lo nascondiamo». Anche il titolare del Tesoro ha rilevato come una spiegazione delle regole dettate dalla Vigilanza «consentirebbe anche alle altre banche di capire il modo giusto di porsi quando si rivolgono alla Bce per un aumento di capitale, per fusioni e acquisizioni o per qualunque altra operazione».

La nota positiva è rappresentata dal fatto che ieri la Commissione Ue ha dato l'ok al prolungamento fino al 30 giugno 2017 della schema di garanzia pubblica alle misure di liquidità delle banche italiane solventi e al suo utilizzo per Mps. Rocca Salimbeni, pertanto, non dovrà preoccuparsi degli esborsi necessari al rimborso dei bond in scadenza nel 2017 (800 milioni solo a fine gennaio). Tutto il resto, però sarà da vedere giorno per giorno, a partire dalla gestione dei 28,2 miliardi di sofferenze per i quali Atlante «non c'è più», come ha confermato Padoan. Il fondo gestito da Quaestio Sgr ha però presentato un'offerta sui due terzi dei 3,7 miliardi di sofferenze delle good bank, tre delle quali (Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti) saranno cedute a Ubi a gennaio, dunque dopo la scadenza prevista del 31 dicembre nelle more del via libera definitivo di Bankitalia. Per il Monte, invece, o si cercherà un nuovo compratore (gli specialisti Usa, Cerberus e Apollo si sono già fatti avanti) o si cercherà la strada della gestione interna che, però, sarebbe poco praticabile se lo Stato fosse costretto a farsi da parte come azionista in breve tempo (l'Ue vorrebbe un massimo di 18 mesi). Sono tutte materie che faranno parte del nuovo piano industriale che consentirà di dare a Francoforte quelle risposte che la Vigilanza fa capire vorrebbe nero su bianco.

In un simile contesto non si può decifrare quali saranno le necessità per PopVicenza, Veneto Banca e Carige e se i 20 miliardi del decreto basteranno.

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