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Il governo dei ricatti incrociati "Rifacciamo il decreto però..."

Salvini accetta di riscrivere il dl fiscale ma pretende l'ok del M5s su sicurezza e legittima difesa. Oggi il chiarimento

Il governo dei ricatti incrociati "Rifacciamo il decreto però..."

«Volete riscrivere il decreto fiscale? Lo riscriviamo insieme, dalla prima all'ultima riga, ma non scaricate i vostri problemi interni sulla Lega, sul Paese e sul governo». Obtorto collo Matteo Salvini ha dovuto accettare le rivendicazioni pentastellate. E così, pur smentendo l'intervento di una fantomatica «manina», s'è piegato alla richiesta grillina di espunzione della dichiarazione integrativa speciale con annesso scudo penale dal decreto fiscale la cui riscrittura sarà affrontata oggi dal Consiglio dei ministri convocato d'urgenza.

Nulla, però, sarà come prima perché la pochade Di Maio-Salvini andata in scena in questi giorni ha lesionato i rapporti e, dunque, questo sedicente «governo del cambiamento» assomiglierà sempre più ai precedenti della Prima Repubblica, fondandosi su un'alleanza improbabile orientata di volta in volta da ricatti più o meno verosimili. Ora è il turno del numero uno del Carroccio. «Perché i 5 Stelle hanno presentato 81 emendamenti al decreto Sicurezza come se fossero all'opposizione? Non è così che si lavora», si è lamentato ieri. «Sono d'accordo che il dl Sicurezza deve essere difeso da tutto il governo, ma se ci sono degli emendamenti e non c'è un accordo politico non è per colpa del M5s», ha replicato Di Maio.

Eppure i pentastellati, imputando alla Lega la «manina» del decreto fiscale, hanno atteso l'ultimo giorno utile per bombardare il decreto Sicurezza che rappresenta il principale investimento politico di un Salvini che, non potendo garantire meno tasse, spinge sulla leva securitaria. Ma al M5s non piace né l'abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari né la stretta sugli Sprar. «Mi auguro che molte proposte di modifica vengano approvate, molte norme sono di buon senso», ha aggiunto il sottosegretario pentastellato all'Interno Carlo Sibilia, subito stoppato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro. «Saranno approvate solo le proposte condivise», ha detto.

L'escalation è destinata a proseguire. Non è un caso che ieri il sottosegretario leghista all'Interno Nicola Molteni abbia ricordato che «martedì la nuova legge sulla legittima difesa comincerà il suo iter in Senato: siamo certi che non ci saranno scherzi da parte di avversari o alleati; vogliamo rendere la vita degli italiani più sicura». Il sottosegretario del Carroccio alla Difesa Raffaele Volpi ha invece chiesto al ministro dello Sviluppo Di Maio lo sblocco dei fondi destinati all'industria del comparto e alla registrazione dei contratti sottoscritti. Si tratta di 545 milioni per i nuovi missili prodotti da Mbda Italia e necessari per ammodernare le dotazioni delle forze armate.

Insomma, dall'applicazione del contratto si è passati alla «strategia del baratto». E per un M5s di primo piano come il sottosegretario Stefano Buffagni che assicura che oggi «tutto si risolve per il bene del Paese», c'è un Salvini che comizia sulle grandi opere pubbliche che l'alleato vede come il fumo negli occhi. «C'è bisogno di più lavoro e di più infrastrutture. Non è che possiamo bloccare il tunnel del Brennero, la Pedemontana in Veneto, il Terzo valico in Liguria, l'energia in Puglia», ha dichiarato sottolineando che «c'è bisogno di andare avanti, non di tornare indietro».

Anche se le divergenze paiono (parzialmente) appianate, la fiducia reciproca pare venuta meno. Tant'è che il vicepremier Di Maio ha voluto precisare sull'ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Si tratterà «solo di togliere la norma sul condono penale» e «non ci sarà alcun mercimonio su altri tavoli». Un chiaro riferimento alle richieste del leader leghista che ha lo stralcio delle norme sull'«Rc Auto equa» che penalizzerebbe gli automobilisti del Nord e sul condono edilizio a Ischia nel decreto Genova.

Poi sarà la volta delle nomine Rai: il Tg1 pentastellato non è più cosi sicuro.

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