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Soldi alle scuole per i giornali: lite tra Di Maio e Franceschini

L’istituzione del fondo di 20 milioni per la lettura dei giornali nelle scuole ha scatenato una lite tra i ministri Di Maio e Franceschini

Soldi alle scuole per i giornali: lite tra Di Maio e Franceschini

Venti milioni di euro avrebbero scatenato nuove tensioni nella sempre più fragile maggioranza che sostiene il governo Conte. Secondo quanto racconta il Corriere della Sera, mercoledì scorso al termine del vertice sulla Finanziaria si sarebbe verificato un durissimo scontro tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e quello della Cultura Dario Francheschini, con quest’ultimo che avrebbe detto all’esponente pentastellato:“A saperlo, ci avrei pensato dieci volte prima di mettermi con voi”.

A provocare la rabbia del dem, da sempre favorevole all’accordo tra Pd e M5s, è stato l’istituzione del fondo per la lettura dei giornali nelle scuole. Appunto 20 milioni che il sottosegretario all’Editoria Martella aveva ricavato risparmiando su altre voci. La cosa non è piaciuto al leader del MoVimento che già ha dovuto accettare un compromesso su Radio Radicale.

Il ministro degli Esteri ha affermato che questo fondo per il MoVimento è inaccettabile perchè “questa è una forma surrettizia di aiuto di Stato. Così si reintroducono i contributi. I giornali si affidassero al mercato. Se vendono meglio per loro, altrimenti...”. All’inzio era sembrato che il problema fosse di natura economica. Per questo il capo delegazione del Pd aveva invitato Di Maio a guardare il tema da un’altra prospettiva: “L’obiettivo è stimolare la lettura. Si tratta di promuovere cultura”.

In realtà l’impiego delle risorse economiche in questa lite c’entrava ben poco. Per il M5s il punto era il modo di utilizzare i mass media. “I giornali non vanno diffusi nelle scuole. Se vogliono, se li comprano. E poi che fanno: li leggono in classe?”, avrebbe detto Di Maio. Franceschini, a sua volta, avrebbe replicato che leggere i giornali nelle scuole è un valore. Il leader 5s ha lanciato un affondo contro il mondo dell’editoria: “Dietro i giornali ci sono gruppi d’interesse che pretendono di incidere sulle scelte del Paese”. E così via. Di Maio non ha nascosto la sua irritazione per il fatto che “con i giornali ci attaccano”. “Attaccano anche noi, si chiama libertà di stampa. Voi volete solo i social” ha ulteriormente risposto il dem che avrebbe urlato “se volete che si apra la crisi, apriamola”.

Alla fine tutto è rientrato, anche perché Di Maio è rimasto isolato. Il governo è salvo. Ma per quanto? La vicenda rende l’idea di quanto sia complicato l’alleanza tra due partiti che su moltissimi temi, tra cui quello dell’informazione, hanno visioni differenti. Neanche l’antisalvinismo può essere il collante eterno che tiene uniti dem e penstallati. Prima o poi ciò che è costruito solo per andare contro qualcuno crollerà.

L’Umbria insegna.

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