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Governo già in bolletta: solo con la stangata Iva può tagliare le tasse

Tra una settimana le nuove stime del Def Ai tecnici il mandato di trovare 10 miliardi

Governo già in bolletta: solo con la stangata Iva può tagliare le tasse

C'è un documento che vincola l'azione del governo Conte II. Una lettera con impegni precisi sulle finanze pubbliche del 2020, firmata dallo stesso Conte quando era premier del precedente esecutivo. Per quanto la maggioranza giallorossa possa cercare discontinuità, i paletti dentro i quali si muoverà la prossima legge di Bilancio sono quelli piazzati dalla vecchia coalizione M5s-Lega.

Un'eredità tutt'altro che facile da gestire e ben presente ai tecnici del ministero dell'Economia, che in queste ore stanno preparando il Nadef, la nota di aggiornamento al Def che deve essere approvata dal consiglio dei ministri venerdì prossimo.

Nella missiva firmata con l'ex ministro Giovanni Tria, Conte si era impegnato in Europa a ridurre il deficit strutturale, così come previsto dal Patto di Stabilità. Poi garantiva che il mancato aumento dell'Iva sarebbe stato finanziato con la spending review e la revisione delle tax expenditures.

Sui tagli alle spese difficile che il governo riesca a ottenere più di un miliardo. Restano le «spese fiscali», cioè la giungla di agevolazioni di natura tributaria che si è stratificata negli anni.

Quanto sia difficile intaccarle, lo dimostrano i fallimenti dei precedenti governi e anche la vicenda del decreto clima, la cui bozza è circolata mercoledì scorso. Tra le altre cose prevede anche un taglio dei bonus fiscali dannosi per l'ambiente che ha suscitato proteste dei settori colpiti. In primo luogo agricoltura e autotrasporto. Difficile immaginare le reazioni ad un taglio lineare a tutte le altre detrazioni.

I tecnici del ministero dell'Economia stanno lavorando a un taglio delle spese fiscali da 10 miliardi. Di questi, due sarebbero quelli dettati dal ministero dell'Ambiente. Gli altri otto miliardi di benefici sono quelli minori (ad esempio le detrazioni delle spese veterinarie).

Due le strade: eliminarli del tutto oppure fissare un livello massimo di reddito oltre il quale non è possibile richiederli. Ancora in campo l'ipotesi di un taglio di uno o due punti delle detrazioni al 19%. Ogni ritocco alle tax expenditures si tradurrà in un aumento della pressione fiscale.

L'unica alternativa al taglio delle agevolazioni è lasciare che gli aumenti dell'Iva previsti per il 2020 scattino in parte.

Anche in questo caso la cifra che circola è 10 miliardi, un po' meno della metà del valore dell'aumento pieno, 23,1 miliardi di euro.

Già nel decreto clima si prendono di mira alcuni regimi di Iva agevolata. Ad esempio l'aliquota al 4% sulla vendita di case da parte dei costruttori. Poi l'Iva sui contratti di appalto, sui fertilizzanti. In teoria, il New deal in salsa eco, finirebbe per tagliare anche il regime agevolato sulle acque sull'energia elettrica e sul gas per uso domestico. Nel catalogo dei sussidi dannosi per l'ambiente (cioè dall'elenco di agevolazioni fiscali che il decreto dell'ambiente vorrebbe tagliare del 10%) c'è anche l'Iva agevolata sui servizi di riparazione e ristrutturazione di abitazioni private e quella, sempre al 10%, «per prestazioni di trasporto di persone e dei rispettivi bagagli al seguito». Quindi i taxi.

Possibile che con la legge di Bilancio si faccia una selezione più puntuale, ma è difficile che l'imposta su beni e servizi sia esclusa dal carnet di coperture che il governo dovrà individuare.

Per evitare l'aumento dell'Iva e, ancora di più, per finanziare il taglio del cuneo fiscale, l'alternativa è tra due aumenti delle tasse, più o meno mascherati.

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