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Governo presenta emendamento sul falso in bilancio

L'emendamento, ora al vaglio del ministro Boschi, introdurrebbe soltanto una differenza tra società quotate e non. Pena più bassa per società non quotate

Governo presenta emendamento sul falso in bilancio

Il governo cambia le carte sul falso in bilancio. Palazzo Chigi ha trasmesso al ministero per i Rapporti con il parlamento l’emendamento al ddl anticorruzione. Il testo non prevederebbe più soglie di non punibilità, ma si limiterebbe a distinguere tra società quotate e società non quotate, riducendo la pena per queste ultime da un minimo di un anno ad un massimo di cinque anni di detenzione. Resta invece 3-8 anni la pena per le non quotate e la perseguibilità del reato d’ufficio.

Mancherebbero ancora i pareri di alcuni ministeri. Il testo è stato oggetto in queste settimane di un confronto con il ministero dello Sviluppo economico, per il nodo delle tutele da garantire alle società più piccole e più esposte ad errori. Resta ancora da chiarire se a questo punto l’emendamento del governo approderà direttamente in Aula o passerà prima in commissione Giustizia al Senato dove è in corso l’esame del ddl anticorruzione. Nei giorni scorsi l’intenzione del governo di presentarlo direttamente
in Aula aveva prodotto frizioni in particolare con Forza Italia.

L’aumento delle pene proposto dal relatore Nico D’Ascola, per riarmonizzare il sistema, prevederebbe che la corruzione in atti giudiziari venga punita con un minimo di 6 fino a un massimo di 12 anni di reclusione rispetto alla pena minima di 4 e quella massima di 10 previste oggi dal codice penale. Di conseguenza cambierebbe (aumentando) anche la pena per la fattispecie aggravata. Per la corruzione per induzione indebita a dare o promettere utilità si passerebbe dagli attuali quattro anni di pena minima e dieci di massima ad una pena minima di sei anni di reclusione e una massima di dieci anni e sei mesi.

Rischia di slittare l’approdo in Aula del ddl anticorruzione all’esame della commissione Giustizia del Senato.

Il termine per i subemendamenti, da quanto emerge dai lavori parlamentari, è fissato per giovedì alle 14, quando l’arrivo in Aula del testo era calendarizzato tra mercoledì 4 e giovedì 5 marzo.

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