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Il governo si inchina alle toghe Forza Italia: così riforma inutile

Il ministro della Giustizia Orlando presenta tre emendamenti che riducono i casi di punibilità per i magistrati che sbagliano. Malan: «Addio responsabilità civile»

Il governo si inchina alle toghe Forza Italia: così riforma inutile

La responsabilità civile dei magistrati torna a dividere governo e centrodestra e crolla un altro mattoncino del Patto del Nazareno sulla giustizia. Tutto parte dalla mossa del Guardasigilli Andrea Orlando, che presenta tre emendamenti al testo in discussione nella commissione Giustizia del Senato. Ammorbidiscono il meccanismo in favore delle toghe come voleva l'Anm, limitando il risarcimento per gli errori giudiziari solo a pochi casi. E scoppia il putiferio.

Insorge Forza Italia, che insegue da anni questa riforma e ora parla di «un passo indietro rispetto alla legge Vassalli». Anche il relatore Enrico Buemi (Psi) minaccia le dimissioni, perché non vede nella norma alcuna «innovazione effettiva». Ma per il ministero non c'è «nessuna marcia indietro, ma una riproposizione pedissequa di quanto già previsto nel ddl del governo». La Lega intanto, appoggiata da Fi, a Montecitorio ripropone in aula l'emendamento di Gianluca Pini alla legge comunitaria, con il quale ha già cercato di introdurre la responsabilità diretta delle toghe, al posto di quella dello Stato. A voto segreto arriva la bocciatura: 365 no, compreso il M5S, contro 126 sì.

Ma la vera battaglia è quella sul provvedimento a Palazzo Madama e lì si allargano le distanze tra Pd e Fi. Il ministro della Giustizia porta in commissione le sue modifiche che di fatto rivoluzionano il testo-base adottato il 23 dicembre, riducendo i casi previsti, anche se mantiene l'eliminazione dell'udienza filtro per l'ammissibilità e alza da un quinto a un terzo la quota di stipendio dei magistrati da trattenere in caso di responsabilità accertata. Il primo a protestare è il presidente della commissione, Francesco Nitto Palma(Fi): «Renzi ha ripetutamente detto che chi sbaglia paga. Ma con gli emendamenti del governo ci sono meno casi di colpa grave». «Rarissimi casi - precisa Giacomo Caliendo - perlopiù per negligenza grave e travisamento grave del fatto».

Un'impostazione ben diversa da quella di Buemi, che prevede la responsabilità delle toghe anche se si discostano dalle sentenze delle Sezioni unite della Cassazione senza adeguata motivazione. Infatti, il relatore socialista dice che «sulle fattispecie la legge Vassalli era più circostanziata». E aggiunge: «Il relatore deve tener conto del parere della maggioranza, non è detto che continui a farlo».

Per l'azzurro Lucio Malan si peggiora la «disciplina attuale che di fatto garantisce l'impunità ai magistrati. Si esclude dalla responsabilità la valutazione del fatto, le prove e l'interpretazione delle norme. Difficile immaginare qualcosa che resti punibile. Addio responsabilità».

Orlando, però, insiste: «Lavoreremo in modo serrato ma aperto, tenendo conto delle proposte emerse, ma affermeremo la linea del nostro testo di legge, all'interno del quale c'è un equilibrio che migliora l'attuale normativa».

Un equilibrio che recepisce le critiche delle toghe. Proprio ieri la VI commissione del Csm ha lavorato sul parere al governo sulla riforma, che arriverà mercoledì in plenum. La base è una relazione dell'Ufficio studi e le critiche non mancano: no alla responsabilità diretta, filtro se non di ammissibilità a valle, caso per caso, per decidere una rivalsa sul magistrato che non sia integrale. Renzi e i suoi, evidentemente, vogliono evitare «l'ennesimo conflitto» con le toghe, come dice il Dem Giuseppe Lumia, assicurando che la legge sarà migliore. «Restano delusi - dice - coloro che la volevano utilizzare come clava contro l'autonomia della magistratura». Intanto, Palma fissa a giovedì 30 ottobre il termine per presentare i subemendamenti. Il tempo è breve, perché incombe la condanna della Corte di giustizia europea, che impone di modificare una legge troppo blanda, pena sanzioni pesanti.

«Siamo a quasi 37 milioni di euro maturati - spiega il viceministro Enrico Costa - ma la cifra cresce di 36mila euro al giorno».

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