Politica

Il governo traballa al Senato e il M5s ferma le epurazioni

La maggioranza gialloverde è sempre più risicata, sospesa l'espulsione delle dissidenti Fattori e Nugnes

Il governo traballa al Senato e il M5s ferma le epurazioni

Pericolo di slavina (o magari caduta massi) a Palazzo Madama. Sconvolti i Cinquestelle dai «botti» di Capodanno - le espulsioni che hanno mandato nello spazio libero Gregorio De Falco e Saverio De Bonis (oltre che due eurodeputati) - trema la maggioranza appesa a numeri sempre più ballerini. E questo nonostante un'operazione «salvagente» lanciata nelle ultime ore dal think-thank (si fa per dire) grillino.

Operazione diretta soprattutto all'interno, per spiegare, convincere, sopire (tecniche di qualsiasi regime totalitario che si rispetti). Eppure è lungo i felpati corridoi senatoriali che l'aria si è fatta ancora più pesante, l'amarezza ha preso il posto dell'entusiasmo e le ripicche si aggiungono alle delusioni politiche. I senatori ora sono 107, la maggioranza giunge ormai alla soglia di guardia dei 165 voti. «Sospesi», con un'ingiustizia che peserà nei rapporti personali prim'ancora che politici, i giudizi disciplinari nei confronti delle senatrici Elena Fattori e Paola Nugnes, che ieri con modalità diverse hanno cercato di rendere digeribile l'indigeribile. Qualora fossero espulse, il governo avrebbe al Senato una maggioranza ancora più risicata, due soli voti di margine, ed è questa la ragione per la quale l'espulsione non ci sarà (almeno per ora). In attesa di altri eventi - mentre De Falco annuncia ricorso perché dice, «non sono un servo e non mi aspettavo unprovvedimento così autolesionistico» -, per il gruppo dirigente 5S è diventato stringente giustificare una disparità di trattamento. Il voto a favore o meno della legge di bilancio è dato meramente formale, considerate le interviste di fuoco rilasciate anche dalle due senatrici. In un colloquio telefonico con l'agenzia LaPresse, la Fattori ieri ne faceva una questione di popolarità: l'espulsione di De Falco era attesa in quanto si trattava di «persona molto in vista. Ovvio che ogni suo voto di dissenso avrebbe avuto un'eco elevata...».

Ma essersi salvati la coscienza (leggi la cadrega) con incoerenti voti a favore al governo e alla manovra, vale a poco. La solitamente battagliera Fattori non giudica il metodo delle espulsioni «fascista» o totalitario, bensì solo «una debolezza. Quando si arriva ad espellere per convergenze o per un dialogo non trovato hai fallito. È una sconfitta. Sono atti purificatori nella speranza che tutto si risolva, ma alla fine si perdono solo pezzi importanti e si dà un colpo all'elettorato». Amare le considerazioni dalla senatrice Nugnes su Fb, per la quale la regola di «uno vale uno» è ormai «un sogno», così come tutte le speranze che stanno svanendo. Ma in una precedente intervista anche lei aveva assunto toni forti: «Non ho paura, non ho nulla da rimproverarmi». Il capogruppo alla Camera, Francesco d'Uva, con toni alquanto minacciosi ieri ha detto di attendere al varco i dissenzienti espulsi: «Sono curioso di vedere se voteranno contro questo governo. A quel punto tradirebbero in pieno il voto degli italiani e dovrebbero dimettersi». Segno inequivocabile che è pronta l'operazione di delegittimazione e pestaggio mediatico nei confronti di De Falco e di chiunque intendesse seguirlo. D'Uva nega che ci siano «problemi di numeri» e garantisce che «anche al Senato la maggioranza è solida».

Più che una rassicurazione pare proprio un'altra pia illusione.

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