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Il governo verso la revoca della concessione ad Autostrade

Conte e Di Maio convinti su un'eventuale revoca. Ma nella maggioranza non c'è intesa totale: dubbi nel Pd e tra i renziani

Il governo verso la revoca della concessione ad Autostrade

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sembra deciso, spalleggiato da Luigi Di Maio, sulla revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia. Se non sarà nel prossimo Consiglio dei ministri a fine settimana, la revoca potrebbe essere decisa e comunicata dopo le elezioni regionali in Emilia Romagna.

"Su Autostrade la decisione del Governo arriverà presto e poggerà su solide basi tecnico-giuridiche", aveva annunicato il premier su Twitter, sottolineando le "gravissime inadempienze nella gestione delle infrastrutture autostradali" emerse dalle indagini: "Non faremo sconti a nessuno".

Sulla stessa linea appare Luigi Di Maio, che aveva già lanciato un appello, in cui chiedeva di "resistere" sulla volontà di revocare la concessione ad Autostrade. E ora annuncia, specificando che le prossime settimane saranno decisive: "Ci sarà un tavolo sul governo. Stiamo lavorando molto bene anche la ministra De Micheli. Se un concessionario non ha fatto la giusta manutenzione non deve più fare profitti sulle nostre autostrade, mettendo a rischio la vita di molti italiani". Anche il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Giancarlo Cancellieri, aveva anticipato: "Con il presidente Conte si farà il punto nei prossimi giorni". E si era scagliato contro l'eventualità di una maxi-multa, annunciando: "Noi non retrocediamo".

Ma, nella maggioranza, l'intesa non è totale. Il primo a gettare dubbi sulla possibilità della revoca è stato Matteo Renzi, che avvisava: "Si possono revocare le concessioni solo se giuridicamente la cosa sta in piedi, altrimenti i nostri figli e nipoti pagheranno i danni per generazioni". Il leader di Italia Viva ha precisato di non voler difendere Autostrade, ma "la certezza del diritto. Se la società è inadempiente, revoco il contratto: ma chi decide? Le regole e le leggi sono cose serie". Revoca sì, ma solo se ha basi giuridiche, perché "se viene fuori che la colpa non è di Autostrade bisognerà restituirgli 23 miliardi. Mi vergogno che lo Stato domani dovrà pagare 23 miliardi per il populismo di oggi".

Anche nel Pd sembra non esserci una posizione univoca, dato che ieri il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha auspicato un approfondimento dei gruppi parlamentari. "C'è il tema della revisione delle regole di gestione e di rapporto con i custodi di queste opere- ha detto- Vale per i concessionari autostradali, sui quali c'è una discussione e un dibattito anche dentro di noi". Secondo quanto riporta

it/economia/revoca_concessioni_autostrade-6881344/news/2020-01-15/" data-ga4-click-event-target="external" target="_blank" rel="noopener">Agi, ci sarebbero forti perplessità anche da parte nel ministro Pd dell'Economia, Roberto Gualtieri, preoccupato che una revoca possa avere delle ricadute sulla finanza pubblica.

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