Il grande gelo dei big azzurri: "Rispetto per la nostra storia"

I dirigenti stroncano la convention del "Brancaccio". Martedì nuovo vertice dei due coordinatori con il Cav

Il grande gelo dei big azzurri: "Rispetto per la nostra storia"

Roma - I dirigenti di Forza Italia osservano a distanza, ma con attenzione, la prima uscita pubblica di Giovanni Toti e la nascita di quella che un tempo si sarebbe chiamata «corrente». Il governatore ligure lancia il suo affondo, senza mai evocare scissioni, piuttosto punta a una «rivoluzione d'ottobre», con riferimento al congresso o alle primarie. E proprio concentrandosi su questi due strumenti democratici sia lui che Mara Carfagna in queste ore stanno stendendo il loro piano e il loro cronoprogramma da presentare a Silvio Berlusconi martedì prossimo, in un appuntamento considerato da molti decisivo per il futuro di Forza Italia e l'apertura a una nuova governance.

La vicepresidente della Camera sulla manifestazione del Brancaccio evita toni affilati o polemici. «La giornata di oggi dimostra che nel partito c'è vitalità, l'importante è che questa vitalità venga indirizzata dalla parte giusta accantonando i personalismi».

Più duro l'approccio di Mariastella Gelmini. «Non basta lo sventolare di qualche bandiera azzurra per annacquare la mancanza di rispetto che ingenerosamente Giovanni Toti continua a manifestare verso i parlamentari i dirigenti e i militanti di un partito, Forza Italia, per il quale si sono spesi, senza se e senza ma, in tutti questi anni difficili, sostenendo la coraggiosa battaglia di libertà avviata dal presidente Berlusconi. È nel solco della rivoluzione liberale promossa dal nostro presidente che parlamentari dirigenti, coordinatori regionali, militanti, governatori azzurri sono pronti alla nuova svolta, ma nel segno di Forza Italia e non per qualcos'altro, nemmeno bene identificato». Tanto Maurizio Gasparri quanto Lucio Malan, tra ironia e riferimenti storici si soffermano sulla «rivoluzione d'ottobre». «In primo luogo mi fa piacere che la scissione, paventata nelle scorse settimane, non si sia verificata» dice Gasparri. «Le scissioni non portano bene a chi le fa. Al di là dei teatri e dei padiglioni pieni: basti ricordare Futuro e libertà, Ncd negli studios sulla Tiburtina dove poi pure Montezemolo portò qualche migliaio di persone, i sostenitori degli eventi di Fitto... Dopodiché se Toti citasse meno Mao e Lenin, tra il bombardamento del quartier generale e la Rivoluzione d'Ottobre, penso che non farebbe male: gli suggerisco qualche nome alternativo, tipo Churchill, Michels, Einaudi, Machiavelli, Prezzolini... Se proprio deve guardare a Oriente, anziché al nostro Occidente, meglio Putin! Battute a parte chi è stato nominato coordinatore ha delle responsabilità verso i militanti e i dirigenti. Il rispetto verso Berlusconi, poi, deve essere sostanziale. Tutti in Forza Italia debbono molto a Berlusconi, alcuni tutto. Ci aspettiamo che la discussione sia ariosa e che tutti vi prendano parte in un modo corretto. Altrimenti, se il gioco è a chi alza di più la voce, si rischia di fare la Corrida di Corrado». Infine Lucio Malan che punta anche lui il dito sulle citazioni totiane. «Prima ha esortato a bombardare il quartier generale, la frase con cui Mao accese, unicamente per conservare il potere personale, quella mostruosa campagna di odio e sterminio costata 3 milioni di morti.

Oggi parla di rivoluzione d'ottobre, un colpo di stato contro la neonata e fragile democrazia russa, che ha dato il via a barbarie di ogni tipo e decine di milioni di morti in Russia e nel mondo. Berlusconi e Forza Italia, in tempi in cui non era scontato, hanno ottenuto l'istituzione della giornata in ricordo delle vittime del comunismo: anche questo è nostro patrimonio».

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