Cronache

La grande sfida di Mario: il museo più piccolo d'Italia

Il tipografo ha allestito un locale di 24 metri quadri È il suo grande amore. Che ha incantato 5mila turisti

La grande sfida di Mario: il museo più piccolo d'Italia

Mario Sotgiu, da bravo tipografo qual è, non può che avere un carattere mobile. Nel senso che ha un sacco di interessi, in primis storia e letteratura: passioni condivise anche dal suo proto-collega, il celebre Johannes Gutenberg. Lo raggiungiamo (Sotgiu, non Gutenberg) in riva al mare dove Mario è con il suo primo amore: la famiglia. È felice. Ma dalla sua voce si capisce bene che non vede l'ora di raggiungere il suo secondo amore, che è anche un po' la sua seconda famiglia. Nessun tradimento, per carità; benché i sentimenti c'entrino, eccome. Nel suo paese di Arzachena (Sassari), esattamente in corso Garibaldi 6, Sotgiu ha infatti una sua «creatura» a cui tiene come un figlio o a una moglie: è «La scatola dei sogni», il museo più piccolo d'Italia, appena 24 metri quadrati, che però contengono ben 5mila anni di storia del territorio gallurese. «Un luogo di cultura popolare - ci racconta il suo ideatore - secondo per "grandezza" solo a un museo di New York dove, all'interno di una cabina di ascensore, sono custoditi una decina di oggetti che hanno fatto la storia dell'America, tra cui la mitica scarpa lanciata da un giornalista in conferenza stampa contro l'ex presidente George W. Bush (che la schivò con encomiabile disinvoltura, ndr)». Ma la vera impresa di cui Sotgiu va orgoglioso insieme a tutti i suoi amici che lo affiancano nella gestione della «Scatola del tempo» è quella di aver portato negli ultimi tre anni oltre cinquemila turisti a visitare un'ex bottega di frutta e verdura, diventata meravigliosamente l'orgoglio museale di Arzachena.

Uno scrigno aperto tutto l'anno sette giorni su sette con ingresso gratuito. All'interno c'è una cassetta delle offerte e un libro dove gli ospiti possono lasciare i propri messaggi. Uno scrigno che per ben due volte i ladri hanno violato portando via pochi spiccioli, ma lasciando nei fan del museo tantissima amarezza. Significativo il messaggio lasciato sulla bacheca facebook dai volontari dell'associazione che cura il museo: «Cari amici, ieri sera (dopo aver risistemato il tutto installato la telecamera e sostituito la cassetta delle offerte che era andata distrutta nel furto di qualche giorno fa) siamo riusciti a riaprire il museo. Alcuni persone, venute appositamente per farci visita, attendevano la riapertura fuori dalla porta. È stata una bella cosa. Ci verrebbe voglia di dire che è stato emozionante. Un grazie a tutti per la vostra solidarietà e W IL MUSEO PIÙ PICCOLO D'ITALIA».

«Il danno morale del furto - racconta Mario Sotgiu - non va considerato perché disponiamo di un ottimo antidepressivo: si tratta del registro delle firme che viene riempito quotidianamente di bellissimi messaggi e commenti (in tutte le lingue del mondo...) che ci spingono a proseguire in questa direzione».

Parole semplici che sono la fotografia del clima che anima il popolo della Scatola del tempo: gente vogliosa di conoscere e orgogliosa delle proprie origini, un idem sentire in cui si riconoscono quasi per magia anche i tanti stranieri che passano davanti alla sede del museo. Varcata la soglia - non più di otto persone alla volta, altrimenti si rischia di incastrasi e di non uscire più - la «visita» è una questione di secondi, che però può durare anche ore, tanti sono gli stimoli intellettuali offerti dai pannelli didattici che illustrano la storia di questo territorio. E così si scopre che qui, un tempo, tutto era diverso. Nascondigli tra le rocce ospitavano i preistorici abitanti del luogo, robuste imbarcazioni viaggiavano nel Mediterraneo alla ricerca di materie prime, abili artigiani forgiavano utensili e monili, o spaccavano le pietre con precisione grazie alla sola forza dell'acqua. Nell'Età del Bronzo dominava la cultura dei nuraghi, imponenti costruzioni con torri e gallerie al comando di interi villaggi.

Ma questi sono solo alcuni dei momenti cruciali che hanno segnato il passato di Arzachena e della Sardegna. «Si può anche curiosare - spiega Sotgiu - tra vecchie mappe, oggetti di uso quotidiano o fotografie in bianco e nero che svelano il trascorrere del tempo in uno dei luoghi più amati dai turisti d'Italia e d'Europa. E se l'esperienza ti è piaciuta, puoi lasciare un pensiero e diventare parte di questa storia».

Di recente il museo ospita addirittura una «sottosezione» dedicata alla storia più glamour del territorio, con immagini che vogliono essere un omaggio all'Aga Khan, storico sponsor ante litteram del fascino della Costa Smeralda. Non manca neppure un'autentica chicca: una cartina disegnata nel 1833 dal facoltoso capitano Daniel Roberts della Royal Navy.

«L'ho recuperata in un mercatino dell'antiquariato di Cagliari ci svela Mario -. Roberts, che prese la residenza alla Maddalena, girovagò per anni nel nord Gallura. Amava disegnare e dipingere i suoi bozzetti. Sulla cartina disegnò l'insenatura naturale che oggi confina con lo yacht club Porto Cervo, chiamandola «la spiaggia rosa di Porto Cervo. Il Billionaire era ancora lungi da venire...».

Per scoprire altri segreti, non resta che fare un salto nella Scatola del tempo.

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