Cronache

Il grasso (che cola) adesso serve a rifarsi la faccia

Basta vergognarsi dei chili di troppo. Una nuova bio banca veneta cerca donatori di ciccia. Per fare il lifting agli altri...

Il grasso (che cola) adesso serve a rifarsi la faccia

Treviso - Del maiale non si butta via niente. Dell'uomo (e della donna) neppure. Al massimo, quello che avanza lo si mette da parte per quando servirà.

É la filosofia del progetto varato dalla Fondazione Banca dei tessuti di Treviso. che ha deciso di potenziare i suoi sportelli bancari creandone uno riservato al grasso, trasformato così da odiato nemico pubblico numero uno di ogni fisico in bene di lusso. L'operazione è ancora in fase embrionale, ma già se ne intravedono i risvolti pratici: risparmiare un po' di ciccia per riempire le rughe, quando sarà. Tenere le zampe di gallina lontane dagli occhi con la buccia d'arancia dei tempi migliori. O - perché no - restituire tonicità a seno e labbra attingendo alle maniglie dell'amore, avversate in gioventù quanto preziose in vecchiaia. Per tacere della eventualità di estrarre dal tessuto adiposo cellule staminali, estremamente utili per sanare deformità anatomiche, ferite e traumi derivanti da ustioni e piaghe, oltre a favorire la cura di patologie tumorali. «Finora - spiegano gli esperti - il trasferimento del grasso avveniva senza alcun intervallo temporale tra il momento del prelievo e quello della riapplicazione. Adesso, invece, si potrà conservarlo fino a 5 anni». Come? Avvolgendolo in un gel speciale e stoccandolo in apposite celle frigorifere tra i fumi di vapori di azoto, ad una temperatura costante di 192 gradi sotto zero. Il tutto a prezzi contenuti: si stima tra i 2.000 e i 5.000 euro, a seconda della mole di adipe estratta.

L'intuizione che trasforma in concretezza concetti noti arriva da Oltreoceano. Il primo istituto bancario per (più o meno) pingui ha visto la luce in Florida: dal 2011 ad Orlando la « Liquid gold » custodisce nei suoi forzieri l'adipe da liposuzione, in vista di eventuali impieghi futuri, come si vuol fare ora nel Belpaese. Tanti i correntisti delle ormai innumerevoli casse del lardo (addominale) statunitensi. Nell'elenco, immancabili, le star di Hollywood: Angelina Jolie e Demi Moore sarebbero state tra le primissime a sottoscrivere obbligazioni quinquennali. E le malelingue sìbilano che Daryl Hannah abbia fatto ricorso al fat grafting (come viene chiamato in America) per ridisegnarsi il volto, mentre Kim Kardashian - stando ai racconti del suo ex marito Kris Humpries - avrebbe incassato volentieri il dividendo dei progressi della tecnica reinvestendolo nel lato B, con i risultati di recente mostrati al mondo intero attraverso la copertina della rivista «Paper».

Al momento, il grasso ibernato può essere richiesto ed utilizzato solo dal suo donatore: anche in Italia la legge vieta soluzioni differenti dalla distribuzione autologa. E non per ragioni etiche: eccessivamente elevate le possibilità di rigetto in caso di trapianto di tessuti altrui. Perchè l'impresa riesca s'è mossa finanche la parte pubblica, solitamente col braccino corto quando c'è da spendere per la sanità: la Regione Veneto ha assegnato alla fondazione trevigiana uno stanziamento di 70.000 euro (per un progetto che costa più di quattro volte tanto), ritenendo «di interesse regionale realizzare un investimento nel settore». Intanto la biobanca veneta, anticipando il futuro, s'è tuffata nello studio di fattibilità di prelievo e conservazione di derma omologo: criocongelare lembi di pelle da impiantare in caso di necessità anche su persone diverse dal donatore, se vittime di gravi ustioni o ulcere.

Un attivismo che fa onore alla scienza ed alla laboriosità made in Italy. Del resto, gli antichi non avevano dubbi.

E consigliavano: ara a fondo, mentre gli altri dormono, e avrai grasso da vendere e da conservare.

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