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Gratteri imbarazza il governo: troppi sprechi a Viminale e Dia

I giudizi taglienti del procuratore sulla gestione del ministero e sui costi della direzione antimafia

Gratteri imbarazza il governo: troppi sprechi a Viminale e Dia

Le scorte? Quasi tutte inutili. La Dia? Un ferro vecchio. Il Viminale? Il regno degli sperperi. L'affondo più feroce al governo Renzi arriva paradossalmente dal magistrato più vicino al premier, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri. E sono bordate che imbarazzano l'esecutivo soprattutto perché, nel momento in cui l'emergenza terrorismo monopolizza l'agenda politica nazionale e internazionale, colpiscono il fianco scoperto della sicurezza e della tanto sbandierata spending review. «Dovremmo incominciare a tagliare ciò che non serve ha detto il pm che ha trascorso quasi tutta la sua vita professionale dando la caccia alle 'ndrine mafiose. Anche al ministero degli Interni ci sono degli sprechi. Ad esempio se io avessi potere, ridurrei le tutele del 98% in Italia. Ma anche nelle scorte si può risparmiare, ragionando seriamente. Dopo l'omicidio Biagi, per paura che possa accadere un'altra situazione analoga, si è iniziato ad esagerare».

Uomini e mezzi sottratti al territorio che potrebbero essere utilizzati altrimenti soprattutto ora che ce n'è bisogno. Dopo aver sfiorato la nomina di Guardasigilli, bocciata si disse dal presidente dell'epoca Giorgio Napolitano, Gratteri ha dovuto accontentarsi di guidare la Commissione per l'elaborazione di proposte normative in tema di lotta alla criminalità. Un campo in cui l'ortodossia è dominante e le rendite di posizione protettissime. «Inoltre dico che dobbiamo sciogliere la Dia che è una struttura che oggi fa solo misure di prevenzione. Le stesse misure di prevenzione le fanno le questure, la guardia di finanza, i carabinieri, per cui sono doppioni, tripli». E fa nulla che si tratti di una creatura ideata da Giovanni Falcone sul modello dell'Fbi americana. Perché anche su questo Gratteri è tutt'altro che diplomatico. «Ha detto Falcone che ci vuole la Dia, ma perché si bestemmia, perché si usa sempre il nome di Falcone quando si vuole difendere qualcosa che oggi è fuori dalla realtà, è fuori dai bisogni? E quando Falcone era vivo attacca la toga reggina perché nessuno l'ha votato per il Csm, perché tutti lo combattevano? E dopo morto, chi lo ha combattuto in vita, i gattopardi, sono saliti tutti sui palchi per commemorare». La Direzione investigativa antimafia costa molto, troppo. È un peso superfluo per le casse dello Stato e il suo smantellamento non influirebbe sul contrasto alla Piovra, secondo il procuratore aggiunto. «Gli uomini della Dia ritornano ai corpi di appartenenza, non è che vanno a fare le contravvenzioni sulla strada, vanno nelle strutture investigative». In questo modo «risparmiamo un dirigente, un ufficio, automezzi, un palazzo». La Dia, la sede centrale, è in una traversa di via Veneto, a Roma. «Quanto costa di affitto? Quei soldi si potrebbero risparmiare e assumere più persone, più poliziotti, più carabinieri».

E questo senza considerare le indennità aggiuntive che gli investigatori della Dia incassano rispetto agli altri colleghi meno blasonati per fare più o meno le stesse cose.

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