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Il grido degli imprenditori: "La nostra pazienza al limite"

Dodici associazioni chiedono lo sblocco delle grandi opere Boccia: «Conte tagli 4 miliardi alla manovra o si dimetta»

Il grido degli imprenditori: "La nostra pazienza al limite"

«D odici presidenti di associazioni di imprese così diverse tra loro non li metti insieme mai. Troppe rivalità. Ma questa volta è stato quasi naturale: il messaggio al governo deve partire forte e chiaro» commentava più di uno di questi presidenti, ieri a Torino. Dove, sul palco allestito alle Officine Grandi Riparazioni, si sono seduti i vertici di Agci, Ance, Confapi, Confindustria, Confartigianato, Casartigiani, Cna, Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura, Confcooperative e Legacoop. Mai successo prima. Più di tremila associati in platea. Tema: dibattere di Infrastrutture per lo sviluppo, partendo dalla Tav. Per poi firmare, in diretta, un manifesto unitario. Nel quale la Tav Torino-Lione, che il governo Di Maio-Salvini non vuole fare, è sì centrale. Ma in realtà è quasi un pretesto per comunicare al governo che - con decreto Dignità, stop alle grandi opere e manovra in deficit da infrazione Ue - l'Italia che produce si è fermata e, come ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, «si è superato il senso del limite. Se siamo qui tra artigiani, commercianti, cooperative, industriali, qualcuno si dovrebbe chiedere perché».

Il pensiero andava a febbraio scorso quando, a pochi giorni dalle elezioni, Confindustria aveva riunito a Verona le sue assise, e presentato il piano per la crescita, applaudito da 5mila imprenditori che di lì a poco, nelle urne, avrebbero contribuito al successo della Lega. Il pensiero va lì perché la Lega di governo ha poi appoggiato provvedimenti opposti, a cominciare da lavoro e grandi opere. E oggi, 9 mesi dopo, ci troviamo sull'orlo della recessione. Ma qui a Torino non è arrivata solo Confindustria. Ma si sono uniti anche commercianti e coop, artigiani e agricoltori, costruttori e partite Iva. Tutti insieme a dare, almeno simbolicamente, un ultimatum a questo governo. Sottolineato dal grande applauso raccolto da Daniele Vaccarino, presidente Cna, artigiani e piccole imprese quando ha evocato «l'orgoglio degli imprenditori» avvertendo che «essere chiamati prenditori è diffamante. Questa è la giornata del nostro orgoglio e ora il governo ci deve ascoltare». Aria di misura colma.

E Boccia è entrato nel merito, rivolgendosi apertamente al governo: «Ho una promessa per Di Maio, un consiglio per Salvini e un contributo per il premier. La promessa per Di Maio è che se ci convoca tutti e 12 non lo contaminiamo; il consiglio a Salvini, che ha preso molto voti al Nord, è di pensare allo spread, perché preoccupa le imprese. E il contributo al premier è che questa manovra vale 41 miliardi, di cui 18 miliardi per pensioni e reddito di cittadinanza. Per 4 miliardi appena evitiamo la procedura di infrazione. Allora se fossi in Conte chiamerei i due vice premier e direi loro di togliere 2 miliardi l'uno e 2 l'altro, se nessuno dei due non vuole arretrare mi dimetterei e denuncerei all'opinione pubblica chi non vuole arretrare». Il riferimento è alle ipotesi di correzione della manovra dal 2,4 al 2%.

Nei loro interventi i rappresentanti delle categorie hanno tutti sottolineato l'unità di pensiero sulla necessità delle grandi opere per un paese manifatturiero, trasformatore ed esportatore come il nostro. Mentre il professor Roberto Zucchetti, dell'Università Bocconi ha presentato uno studio sulle infrastrutture ricordando che, pur nell'era del cloud e della dematerializzazione, solo dai valichi italiani passano ogni anno 619 milioni di tonnellate di merci.

Il movimento no Tav non ha gradito e ha attaccato l'iniziativa degli imprenditori: «Non abbiamo mai visto tante sigle riunirsi in altri momenti, dall'inizio della crisi globale per rilanciare l'economia».

Appunto: forse un motivo ci sarà.

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