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Il grido dei gilet azzurri: "Bloccare la Tav è una follia"

La crociata di Fi parte dalla Lombardia. Gelmini: "È un governo di cialtroni. Tutti a fianco di Berlusconi"

Il grido dei gilet azzurri: "Bloccare la Tav è una follia"

Tanti ragazzi, poco più che ventenni, che indossano orgogliosamente il gilet azzurro «Sì Tav». Sono loro l'anima dell'incontro «Mettiamo in cantiere la crescita», organizzato ieri a Milano da Forza Italia, nel quale è stato presentato il Manifesto delle infrastrutture. Quei gilet azzurri non significano solo essere favorevoli all'opera, vogliono dire «futuro». «Mettere in cantiere la crescita è un dovere per chi governa il Paese. Bloccare 36 miliardi di opere pubbliche è una follia», grida forte Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, e promotrice della giornata azzurra. Per lei bloccare i cantieri «vuol dire andare verso una decrescita, mettere a repentaglio migliaia di posti di lavoro e condannare l'Italia all'isolamento». E manda un avvertimento a Salvini: «Forse anche per lui è arrivato il momento di fare un'analisi costi-benefici sul rimanere al governo o no».

Il ministro Danilo Toninelli qui lo chiamano «Toninulla». «L'unico costo, Toninelli, è la tua ignoranza e l'unico beneficio è che tu prenda e vada via», incalza il deputato azzurro Alessandro Cattaneo. Non solo politici come l'europarlamentare Lara Comi, la deputata Giusy Versace, il senatore Paolo Romani, il capogruppo Gianluca Comazzi e il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala. Ma anche tecnici «che certo non hanno la tessera di Forza Italia in tasca», dice la Gelmini, ma che sono i primi a gridare il loro Sì alla Tav come opera «essenziale»: Franco Bettoni, presidente di Brebemi, Edoardo Bianchi vice presidente Ance, Roberto Zucchetti, docente in Economia dei trasporti alla Bocconi. «Non fare la Tav significa rinunciare ad avere un ruolo centrale nei traffici internazionali», dice Paolo Zangrillo, deputato di Fi. «La carenza di infrastrutture costa al nostro Paese oltre 60 miliardi l'anno e, proiettata nel tempo, arriverà a circa 700 miliardi», precisa Diego Sozzani, responsabile del Dipartimento lavori pubblici di Fi. E contro «un governo di cialtroni», concetto ribadito più volte, Davide Bendinelli, coordinatore del Veneto, propone «di scendere in piazza». Intanto i comitati di Silvio Berlusconi stanno sorgendo ogni giorno di più per sostenerlo.

Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi azzurri di Camera e Senato, rincara: «Il ministro Toninelli a furia di dire bugie ha allungato il naso in maniera tale da potere essere usato presto come una trivella per bucare la montagna della Tav. Di fronte a questo Everest di bugie del ministro noi dobbiamo combattere una grande battaglia di verità». La paura è che nel nome dell'ignoranza questo Paese torni al Medioevo, complice anche la Lega. E su questo picchia duro la deputata Laura Ravetto: «La Lega sta mettendo a rischio la vittoria del centrodestra in Piemonte, perché i piemontesi sanno meglio di chiunque altro che questa è un'infrastruttura essenziale».

E ha ragione la Ravetto quando dice che aver indossato le scarpe da ginnastica ha fatto bene alla Gelmini. Il suo intervento, infatti, ha rimbombato nella sala gremita e inneggiante a Silvio Berlusconi, soprattutto quando, lei che è sempre cauta e pacata, si lascia scappare un epiteto contro i traditori. «Non so come si possa guardare allo specchio chi siede in consiglio regionale coi voti di Forza Italia e si candida alle Europee in un altro partito (riferendosi a Silvia Sardone, ndr). Chi si chiama fuori, dinanzi a un uomo che a 82 anni si candida nell'interesse del Paese è indegno di questo partito e va isolato. Per me è uno str...

!».

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