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Grillini a caccia di imprenditori per sfidare la Lega sul suo terreno

La nuova strategia: puntare sulla spina dorsale del tessuto produttivo

Grillini a caccia di imprenditori per sfidare la Lega sul suo terreno

Dopo il videomessaggio anti-privilegi registrato dalle piste da sci, la vacanza - con annessa campagna elettorale - di Luigi Di Maio fa tappa nelle zone del bellunese colpite due mesi fa dall'alluvione. Il vicepremier sarà oggi e domani a Caprile, Alleghe e Rocca Pietore per incontrare sindaci, operatori turistici e, soprattutto, imprenditori. È in particolare a loro che il ministro dello Sviluppo economico si rivolgerà nella due giorni di visite, accompagnato dal deputato bellunese Federico D'Incà: l'obiettivo, a parte «il punto della situazione» post alluvione, è ricucire territorio per territorio gli strappi che si sono consumati con il mondo produttivo in questi sette mesi di governo, disseminati di manifestazioni di piazza del «partito del Pil» e assemblee di industriali in aperto dissenso con l'esecutivo.

Il M5s vuole rivendicare quanto fatto e promettere che farà di più, ma anche non lasciare troppo vantaggio al Carroccio, storicamente vicino a chi produce ma mai come ora in affanno. Sembra giocarsi qui la nuova contesa tra i due «contraenti»: una corsa alla riconquista della categoria che più si è dimostrata delusa, tradita e insofferente di fronte alle misure varate dal governo legastellato e che ora è diventata, a vedere l'agenda dei vicepremier, il principale bersaglio della caccia al consenso. In vista delle europee ma non solo.

C'erano una volta gli insegnanti, il popolo degli impiegati, il ceto medio degli 80 euro a cui si rivolgeva il Pd di Matteo Renzi. Oggi la base su cui seminare, e recuperare, voti è quella delle imprese: «Sono la spina dorsale del nostro tessuto produttivo», ha detto ieri Di Maio rivendicando i provvedimenti della manovra per l'innovazione digitale. Il corpo a corpo per contendersi gli imprenditori era iniziato in campagna elettorale con l'«arruolamento» da parte del M5s dell'imprenditore Sergio Bramini, fallito per colpa dello Stato, e proseguito con le promesse di flat tax da parte della Lega. Poi, il buio. Il black out di fiducia, con imprenditori e governo sempre più delusi dalle ricette economiche dell'esecutivo, dal decreto Dignità alle infrastrutture, fino alla legge di Bilancio. Uno strappo quasi irrecuperabile dopo le bordate a distanza della Confindustria, le repliche al veleno sui «prenditori», le proteste dei Sì Tav.

Ma ora ecco la marcia di riavvicinamento, con convocazioni delle associazioni al Viminale e Mise e tour in giro per l'Italia. «Inizia un percorso comune che parte da lavoro, stop burocrazia, sviluppo infrastrutture per rilancio dell'economia e del Paese", aveva detto Salvini venti giorni fa, dopo aver ricevuto quindici sigle economiche. E dopo aver scatenato la reazione piccata di Di Maio, che ne ha ricevute trenta il giorno successivo: «I fatti si fanno al Mise, perché è il ministero che si occupa delle imprese». Tanto che, durante il tortuoso cammino della legge di Bilancio, il grillino ha scritto una lettera aperta agli imprenditori per raccontare «le misure per le imprese che sono contenute nella manovra» e per ribadire la «piena coscienza dell'importanza che hanno le pmi per la tenuta sociale e per lo sviluppo del nostro Paese».

E se Di Maio incontra oggi le aziende a Belluno, Salvini lo farà nel tour elettorale in Abruzzo: sabato, in provincia di Teramo, ha in programma un incontro con «balneatori, albergatori, pescatori, sindaci e imprenditori».

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