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Da Grillo a Di Battista gli ayatollah 5 Stelle che benedicono l'Iran "Un regime? Macché"

Da Grillo a Di Battista gli ayatollah 5 Stelle che benedicono l'Iran "Un regime? Macché"

È un regime per il resto del mondo, ma per il M5s è il migliore dei mondi possibili. Se le passate dichiarazioni sono ancora valide - e al momento lo sono ancora - rischiamo di finire alleati dell'Iran con Beppe Grillo al posto del maresciallo Badoglio. In Sudamerica hanno spedito una delegazione per celebrare Hugo Chávez, in Cina, Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, si sente più a casa di Pomigliano D'Arco, mentre a Teheran, a curare i rapporti diplomatici, è stato distaccato il suocero di Grillo, uno che già nel 2012 aveva impaurito il giornale israeliano Yediot Aharonot: «Se un giorno Grillo farà parte del governo, il suocero avrà un ruolo fondamentale nelle politiche estere».

Grazie al corso intensivo del padre della moglie, Parvin Tadjk, il fondatore del M5s era giunto a conclusioni decisive destinate a rovesciare i lavori di giornalisti e storici: «Ho scoperto che la donna in Iran è al centro della famiglia, le nostre paure nascono da cose che non conosciamo». Infatti conosciamo il numero delle donne lapidate in Iran fino ad agosto di quest'anno: 94. Attenzione, non era quella di Grillo un'informazione parziale, ma un'adesione convinta. Nella stessa intervista Grillo commentava pure l'economia iraniana, a suo giudizio, un po' simile a quella dell'Italia meridionale. Siamo in area: il problema dell'Iran è che non possiede il reddito di cittadinanza. A sentire Grillo, «l'economia in Iran va bene. Quelli che scappano, sono oppositori. Chi è rimasto non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all'estero. Lì le persone lavorano».

Ma da quali fonti attingeva i suoi dati? «Ho un cugino che costruisce autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati». Spettatore lui medesimo di un'impiccagione in piazza, la liquidò così: «Mi son chiesto: cos'è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte». A farlo parteggiare per l'Iran fu la sensibilità che i militari utilizzarono prima di tirare il cappio al condannato: «Prima di ucciderlo lo hanno messo a dieta perché la testa non si staccasse». E non erano altro che cattive traduzioni, a suo parere, le minacce pronunciate da Osama Bin Laden, terrorista senza dubbio più spietato di quel Qassem Soulimani ucciso ieri dagli Usa, perché «quando uscivano i discorsi di Bin Laden, mio suocero, iraniano, mi ha spiegato che le traduzioni non erano esatte». Se quelle di Grillo rimangono (pesantissime) opinioni, ben più discutibili, e oggetto di indagine da parte della Dda di Napoli, furono gli incontri fra Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa, e una coppia di coniugi arrestata con l'accusa di aver trafficato armi con Libia e Iran. Nel 2017, il deputato del M5s preferì presentarsi in procura per provare a spiegare i sui rapporti. Perfino un moderato come il senatore del Pd, Nicola Latorre disse: «Le ammissioni di Tofalo sono gravi, si dimetta». Per difendersi, Tofalo querelò Matteo Renzi che in tv lo accusò platealmente: «L'esperto di sicurezza del M5s è andato in Libia a trattare dalla parte sbagliata».

E impossibile sarebbe contare tutte le note di solidarietà rilasciate, in questi anni, a favore dell'Iran inserito in passato da George Bush nell'asse del Male, «clamoroso errore» per i 5s. E però, occorre riconoscere a Manlio Di Stefano il primato, la visione estera a cinque stelle e dunque anche gli abbagli presi. Come ha scritto pochi mesi fa il sito Formiche, nella veste di sottosegretario agli Esteri, Di Stefano ha manifestato apprezzamento verso l'Iran per la sua cooperazione con lo Yemen tralasciando la complicità, deplorata dall'Onu, con il gruppo Houthi, sciiti yemeniti accusati di crimini di guerra. Altri due protagonisti 5s, Marta Grande e Vito Petrocelli, hanno invece interloquito con un think thank iraniano che ancora oggi nega l'Olocausto. Di Alessandro Di Battista, in viaggio in Iran, è nota la volontà di «trattare con i terroristi». Ieri ha aggiunto che «quello in Iran è stato un raid vigliacco». Manca solo che proclamino l'Iran come loro governatorato..

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