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Un consiglio a Obama: andiamoci piano con le guerre mondiali

"Perché spedire al massacro migliaia di militari? Per ottenere cosa?"

Il presidente americano Barack Obama
Il presidente americano Barack Obama

A cent'anni dall'inizio della prima guerra mondiale nessuno ancora ha capito a che cosa sia servita, se non ad ammazzare milioni di persone, gente che non aveva alcun interesse a combattere. Fu una tragedia di dimensioni enormi, una vera e propria apocalisse, e anche Il Giornale ha dedicato una pubblicazione speciale per rievocarla. Giusto così. Non si poteva e non si può dimenticare una carneficina del genere, né trascurare i sacrifici sopportati in nome della patria da vari popoli.

Sul conflitto sono stati scritti tomi da autori importanti, tra cui Gabriele D'Annunzio, per citarne uno. Sono stati girati documentari a decine e abbiamo visto programmi televisivi pregevoli che ci hanno mostrato immagini toccanti di soldati costretti ad arrangiarsi in trincee - su entrambi i fronti - per settimane e settimane, senza mai potersi cambiare d'abito, mangiando poco o niente. Quasi quattro anni di battaglie, morti e feriti in quantità, sofferenze indicibili. Chiunque si è fatto un'idea di cosa sia accaduto di spaventoso sulle Alpi e non solo, ma rimane in sospeso un quesito: perché spedire al massacro migliaia di militari? Per ottenere che cosa? Il disfacimento dell'impero austroungarico? Valeva la pena di trucidare battaglioni e battaglioni di alpini per strappare risultati pratici similmente modesti?

L'Italia poi, stringi stringi, che vantaggi ha ottenuto a parte qualche fazzoletto di terra? Una miseria. E qui bisogna chiedersi che avessero in testa i governanti dell'epoca. La segatura? Probabilmente sì. Forse erano addirittura più cretini di quelli di oggi che pure disprezziamo maggiormente. Come si fa a mandare allo sbaraglio un esercito, obbligarlo a farsi sbudellare (chi arretrava veniva fucilato, idem chi disertava) per portare a casa un pugno di mosche? Ovvio, gli uomini che vinsero la guerra sono degni di esaltazione, vanno celebrate le loro azioni eroiche. Tutto ciò è legittimo e doveroso. Ma la considerazione è una sola: la scelta bellica fu una manifestazione di presunzione, di imbecillità allo stato puro e di crudeltà. Reclutare militari in numero spropositato - contadini, operai, ragazzi e ragazzini impegnati in attività civili - e scaraventarli sulle alte vette per uccidere e farsi uccidere, senza un motivo compatibile con la logica, fu un crimine mostruoso, peraltro mai punito dalla storia né adeguatamente deplorato dagli storici, addirittura incapaci, per mancanza di coraggio o di scienza, di spiattellarci la verità, cioè dirci che quel conflitto fu una pazzia da condannare e basta, senza se e senza ma.

L'umanità si è sempre scannata nei modi più orrendi, si è resa protagonista di razzie, saccheggi, delitti, per cui non è il caso di stupirsi che lungo le rive del Piave e a Vittorio Veneto (lasciamo perdere per pietà Caporetto) si sia improvvisata una mattanza con pochi precedenti. Ma, a distanza di un secolo, ce lo vogliamo dire che Vittorio Emanuele III e la sua corte agirono con un cinismo disgustoso e tale da meritare un anticipo del processo di Norimberga? E invece gli artefici della guerra se la cavarono negli anni successivi costruendo sacrari, monumenti in ogni piazza, altari della patria e dando impulso a commemorazioni retoriche fastose quanto inutili e ai limiti della presa in giro per le povere vittime.

Lo scenario peggiorò nei decenni successivi durante i quali ci si avviò verso la seconda guerra mondiale figlia della prima, scatenata da un Hitler smanioso di vendetta e supportato da un Mussolini brasato e convinto di aver diritto a riscuotere una fetta di gloria, adattandosi a fare da ruota di scorta del Führer. Altri morti, altra macelleria, leggi razziali. Un disastro ideologico oltre che militare. Stupidità e insensatezza, spocchia personale e delirio di onnipotenza. Sappiamo come è andata a finire. In cima a una catasta di cadaveri, che hanno pagato un debito che non avevano, sventola ancora una bandierina tricolore. Ci accontenteremmo di un po' di silenzio, dato che la vergogna non sappiamo cosa sia. Le guerre non sono ciliegie eppure l'una tira l'altra.

Tant'è che Obama e soci meditano di farne un'altra contro l'Isis, e non pensano che così creeranno i presupposti per incrementare le decapitazioni e i monumenti ai caduti.

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