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Fioramonti ha sbattuto la porta ma la sua scuola è da bocciare

Lascia un settore in crisi: solo uno studente su 20 è in grado di comprendere appieno un testo

Fioramonti ha sbattuto la porta ma la sua scuola è da bocciare

Di che cosa ha davvero bisogno la scuola italiana? Di continuità e certezze e dunque in questo momento sicuramente non delle dimissioni del ministro. Lorenzo Fioramonti getta la spugna, come aveva promesso all'inizio del suo mandato: «Se non arrivano i tre miliardi di finanziamento per l'Istruzione mi dimetto». Il grillino sbatte la porta ma il risultato è quello di alimentare il caos in un settore cruciale per il Paese, già molto disorientato dai continui cambiamenti di direzione imposti ad ogni cambio di governo. Non che Fioramonti avesse mostrato di avere una visione strategica per il futuro della nostra scuola. Anzi. Si è spesso distinto per dichiarazioni estemporanee, non inserite in un disegno di riforma di ampio respiro. Però un ministro deve assolvere anche importanti compiti quotidiani per permettere al complesso meccanismo della pubblica istruzione di girare e ora quel meccanismo inevitabilmente si incepperà, come fanno notare tutti gli addetti ai lavori: insegnanti e presidi prima di tutto. Che fine farà l'atteso decreto per definire l'insegnamento dell'educazione civica, che tra l'altro nelle intenzioni del ministro doveva diventare essenzialmente educazione ambientale? Restano sospesi anche molti provvedimenti come il decreto sulle nuove regole sulla sicurezza all'interno degli edifici scolastici che i presidi attendono per fare chiarezza anche sulle responsabilità in caso di incidente.

La scuola, la ricerca sono settori cruciali e il governo ha il dovere di destinare qui più risorse se davvero vuole investire sul futuro. Ma prima dei fondi devono esserci le idee e per realizzarle ci vuole tempo mentre ogni ministro che arriva cambia qualche tassello del puzzle mandano in tilt la visione d'insieme. Allora il ministro Fioramonti nel suo post di addio si rammarica per la perdita dei nostri talenti e la mancata valorizzazione delle eccellenze che hanno generato «un'emorragia costante di conoscenza e competenze preziosissime» che rappresenta «la vera crisi economica italiana». Bene. Ma a parte proposte casuali Fioramonti non ha spiegato qual è la sua visione strategica del sistema e come ad esempio si possa arginare la dispersione scolastica. In venti anni abbiamo perso oltre 3 milioni e mezzo di studenti. Non solo. Se è vero che il 98,6 per cento degli italiani è alfabetizzato purtroppo il 30 per cento dei cittadini tra i 25 e i 65 anni non ha strumenti adeguati per comprendere appieno quello che legge. E i figli di questi «analfabeti di ritorno» difficilmente in casa troveranno un libro. Ecco perché poi anche i dati Ocse Pisa confermano che soltanto uno studente italiano su 20 è in grado di comprendere appieno un testo.

La regressione culturale del nostro paese insomma non si può combattere soltanto a scuola: occorre uno sforzo complessivo in tutti i settori della formazione a cominciare da quella degli insegnanti.

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