Cronache

Hasib giù dalla finestra, via i dirigenti di polizia

Due sostituiti nel commissariato di Primavalle. Attesa per l'esito degli esami medici

Hasib giù dalla finestra, via i dirigenti di polizia

Roma. Sostituiti i due dirigenti del commissariato Primavalle. La decisione del Dipartimento pubblica sicurezza per «ristabilire un clima adeguato». Intanto la Procura non ha ancora convocato i quattro poliziotti che il 25 luglio hanno fatto irruzione nell'appartamento assegnato alla famiglia Omerovic.

Restano gravi le condizioni del 36enne sordomuto, ricoverato al Gemelli dopo il volo di 8 metri e mezzo durante il blitz della polizia. Il dirigente in ferie, a coordinare l'operazione il suo vice, L.B., una donna che sarebbe rimasta in strada mentre la squadra della giudiziaria procedeva all'accertamento. È bastato il post di una residente, Paola Camacci, ad allertare gli uomini del commissariato Primavalle, intervenuti nell'abitazione di Hasib. Il rapporto di polizia, inviato a piazzale Clodio subito dopo il fatto, parla di un tentato suicidio. Il documento sarebbe finito fra decine di faldoni accumulati a fine luglio causa ferie estive. E lì è rimasto per tutto il mese successivo assieme alla denuncia presentata dalla famiglia Omerovic. I pm stanno valutando, attraverso varie testimonianze, se quanto riportato corrisponde al vero. E cioè se gli agenti, mentre procedevano al controllo dei documenti del sospetto molestatore e alla sua identificazione, non hanno fatto altro che cercare di impedire ad Hasib di gettarsi nel vuoto. «Si è chiuso in camera e ha alzato le tapparelle che avevamo chiuso per precauzione», avrebbero scritto sul verbale. A quel punto l'estremo gesto mentre gli stessi poliziotti cercano, inutilmente, di bloccarlo. Fatti che si scontrano, però, con quanto ricorda l'unica testimone oculare di questa triste storia Sonita, sorella di Hasib, disabile mentale. «Ha trent'anni ma ragiona come una bambina di cinque», insistono i vicini. La donna, che dovrà essere ascoltata in audizione protetta, mima a gesti il fratello che per difendersi dagli agenti si aggrappa a un termosifone strappandolo dal muro. Non è detto che il suo ricordo, però, sia ben contestualizzato, ovvero che il fatto sia avvenuto quel lunedì o in altre circostanze. Magari durante uno dei tanti litigi che scoppiavano in famiglia e che tutto il vicinato sentiva quotidianamente. Dunque potrebbe essere non attendibile. Il sangue? Si attende l'esito delle analisi. «In quella casa litigavano sempre e Hasib spesso veniva picchiato», insistono i dirimpettai. Gli agenti, che non avevano mandato e sarebbero dovuti uscire quando si accorgono di essere di fronte a due disabili, rischiano l'accusa di tentato omicidio e falso ideologico se la loro versione non venisse confermata. Dal Gemelli si attende conferma se lesioni riportate sono relative alla caduta o antecedenti. Certo è che il quartiere è diviso. Per molti Hasib non faceva male a una mosca, per altri era un soggetto pericoloso, un molestatore che infastidiva donne e ragazzine. Tanto che il barista telefona all'altra sorella, Erika, mettendola in allerta.

«Vogliono dargli una lezione».

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