Cronache

"Ho mille uomini e prenderanno Igor. Vivo oppure morto"

Parla lo stratega della caccia all'assassino di Budrio: "Pazienza e cautela le nostre armi"

"Ho mille uomini e prenderanno Igor. Vivo oppure morto"

La caccia a Igor, il killer di Budrio, prosegue. Eppure, tra nuove piste e costanti segnalazioni, l'attività dei gruppi speciali sembra esser arrivata ad un punto morto. Ma il killer di Davide Fabbri, Valerio Verri e, forse, di Salvatore Chianese è davvero imprendibile?

«Assolutamente no. Igor verrà preso vivo o morto», dice al Giornale il Comandante «Alfa», 47 anni di servizio da Carabiniere e una Croce d'oro al merito. È lui che nel 1978 ha fondato il Gruppo Intervento Speciale (Gis), reparto d'élite che, in queste settimane, è alle costole del criminale serbo.

Perché, allora, il killer di Budrio non è stato ancora assicurato alla giustizia?

«I super professionisti del Sardegna, Calabria, Tuscania e un reparto del Gis stanno restringendo il cerchio attorno al latitante con cautela ed attenzione. In casi simili si agisce così. Ci vuole pazienza: abbiamo a che fare con un soggetto estremamente pericoloso che, da un momento all'altro, potrebbe uscire allo scoperto e fare fuoco».

Quanti gli uomini che gli danno la caccia? Dove si concentrano le ricerche?

«Gli uomini che lo stanno inseguendo sono tra i mille e gli ottocento, considerando le turnazioni. Per le ricerche si stanno battendo due strade: non solo nella zona rossa tra Marmorta e Consandolo ma anche in tutto il territorio nazionale perché, nonostante le segnalazioni, non bisogna trascurare nulla».

Quali sono le armi in dotazione?

«La Territoriale ha in dotazione le classiche Beretta, mentre i reparti speciali sono muniti di armi di precisione».

Molti evidenziano il paradosso di mille uomini messi nel sacco da uno soltanto

«Sono commenti superficiali. Chi parla così dimostra di non conoscere la materia: essere solo lo avvantaggia perché è più facile nascondersi. Inoltre, il territorio in cui si muove è pieno di nascondigli, tra casolari abbandonati ed erba alta. Senza tralasciare la presenza di corsi d'acqua attraverso cui Igor, servendosi di una barca, si può spostare più velocemente. In questo caso anche il lavoro dei cani molecolari viene vanificato, gli animali perdono il fiuto e bisogna ricominciare da capo».

Potrebbe avere complici?

«Non è escluso».

Igor era già stato espulso, sulla carta, due volte.

«Da servitore dello Stato preferisco il no comment. Non è il mio campo. Posso solo dirle che se adesso ce lo ritroviamo a piede libero c'è qualcosa che non funziona e che andrebbe rivisto».

Quale suggerimento dare a chi risiede nell'area interessata dalle ricerche?

«Il suggerimento è quello di tenere gli occhi aperti e mantenere la calma. In caso di avvistamento è importante che vengano avvisati subito i Carabinieri e non, come è accaduto, prima i giornalisti perché ogni minuto è prezioso. L'ultimo avvistamento è stato comunicato dopo un'ora»

Pensa che l'attenzione mediatica su questo caso abbia, in qualche modo, interferito nelle ricerche?

«Nelle cronache giornalistiche è stato raccontato come un Rambo, in realtà è solo una persona priva di umanità che, per ora, ha avuto molta fortuna. Tutte queste esagerazioni mediatiche hanno la sola utilità di galvanizzarlo e seminare il panico tra la gente. Il rischio, poi, è che si verifichino episodi di emulazione».

Secondo lei quanto ci vorrà ancora prima che venga acciuffato?

«Potrebbe essere questione di minuti come di giorni. L'unica certezza è che il male non può vincere sul bene: Igor verrà preso».

Vivo o morto?

«L'ordine è quello di catturarlo vivo. Non siamo dei giustizieri, ma la sua fine può deciderla soltanto lui. Di certo, se dovesse asserragliarsi in una cascina e fare fuoco, il Gis non si farà sparare addosso senza rispondere. Io, comunque, gli consiglieri di non fare sciocchezze e di arrendersi.

Non ha scampo».

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