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Quei dieci renziani indecisi che possono inguaiare il Pd

In molti dentro il Pd hanno tirato un sospiro di sollievo quando Matteo Renzi ha annunciato il suo addio al partito e la nascita di 'Italia Viva'. Ma sono almeno dieci i renziani pronti a lasciare i dem

Quei dieci renziani indecisi  che possono inguaiare il Pd

In molti dentro il Pd hanno tirato un sospiro di sollievo quando Matteo Renzi ha annunciato il suo addio al partito e la nascita di 'Italia Viva'. 'Finalmente ci siamo liberati dell'intruso', avranno pensato gli amanti della 'ditta' ma, a ben guardare, il Pd senza l'ex premier rimane ancora smaccatamente renziano.

Sono almeno dieci, secondo Italia Oggi, i big che hanno deciso di restare (almeno per il momento) nel Pd sebbene siano stati gli animatori delle ultime edizioni della Leopolda e fedelissimi sia di Renzi sia di Maria Elena Boschi. Tutti e dieci con un piede nel Pd e il cuore in Italia Viva, in attesa di capire se seguire il loro leader in un prossimo futuro oppure cercare di trovare spazio nel partito zingarettiano. Ma, ora, vediamo chi sono i renziani indecisi.

I big toscani che non hanno seguito Renzi (per ora)

Partiamo dai toscani. Il caso più clamoroso è senza dubbio quello di Luca Lotti, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo di Matteo Renzi di cui è stato anche ovviamente il braccio destro. "Ho scelto di rimanere nel Pd - ha spiegato - perché è la mia casa e per difendere e non disperdere la nostra storia, per dire con orgoglio che questi anni non possono ridursi al fallimento del 4 marzo". Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo dei senatori Pd Andrea Marcucci che dice: "Il mio amico Renzi sbaglia, un errore legittimo ma un errore. Il progetto originario del Pd è ancora valido, e lo dico io che nel Pd sono uno dei pochi che viene dalla cultura laica". Anche il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti, fervente sostenitore della riforma costituzionale della Boschi, non appare convinto della bontà della scissione:"Ho sempre avuto grande simpatia per l' operazione di Macron. Ma En Marche è nato come partito a vocazione maggioritaria. L' iniziativa di Renzi dà invece vita a un partito minoritario", spiega.

Le renziane del Pd: Anna Ascani e Pina Picerno

Inspiegabile anche la scelta di Anna Ascani, vicepresidente del Pd in quota Renzi, nominata da poco viceministro nel Conte-bis che, in nome della contrarietà ad ogni tipo di alleanza col M5S, aveva sfidato, in tandem con Roberto Giachetti (ora passato con Italia Viva), Nicola Zingaretti e Maurizio Martina all'ultimo Congresso. "Per me questa scissione è un evento emotivamente devastante, non solo politicamente, ma anche umanamente. Ci sono amici e compagni di strada che hanno voluto lasciare questa casa. Chiedo al mio partito: che spazio di cittadinanza c' è qui per noi oggi. Qual è lo spazio che si riserva a quel pluralismo di cui tante volte ci siamo vantati", dice oggi con un certo imbarazzo la Ascani. Nettamente contrario alla scissione si è dichiarato anche il 'renzianissimo' Emanuele Fiano che l'ha definita "un errore politico storico" in quanto"Negli ultimi 25 anni la divisione dei compiti tra centro e sinistra è sempre fallita". L'europarlamentare Pina Picerno su Facebook conferma la sua fedeltà ai democratici: "Contentissima di annunciarvi che sono stata nominata vice presidente della delegazione dei parlamentari del Pd al parlamento europeo. Un incarico molto prestigioso che cercherò di svolgere al meglio".

I sindaci di rito renziano fedeli al Pd

Tra i sindaci c'è Antonio De Caro, sindaco di Bari e presidente dell' Anci, che dice di essere ancora in contatto con Renzi "ma - chiarisce - io resto iscritto al Pd". "Vengo da una tradizione: mio padre, che è un vecchio socialista, mi ha sempre detto che Pertini diceva 'meglio avere torto nel partito che avere ragione fuori dal partito'. Quello però è quando uno fa maggioranza o minoranza, quando invece vuole fare una cosa nuova, credo che sia legittimo che la faccia. Forse andrò alla Leopolda, è aperta a tutti". Anche il primo cittadino di Ercolano, Ciro Buonajuto, amico personale di Maria Elena Boschi, ha scelto di non seguire il suo mentore politico: "L' operazione di Renzi dà un impulso riformista importante, allarga la base a sostegno del governo e quindi è positivo", dice ma poi mette subito in chiaro come stanno le cose:L' operazione di Renzi dà un impulso riformista importante, allarga la base a sostegno del governo e quindi è positivo", Ancora più eclatante il caso è il caso del sindaco di Firenze, Dario Nardella che, pur considerandosi "il fratello politico di Renzi", ha scelto di non seguirlo:"Capisco le sue ragioni, rispetto la sua decisione e confido nel fatto che collaboreremo bene. Non drammatizzo il quadro politico che avremo davanti a noi dopo questa decisione".

Infine il saggista Umberto Minopoli, renziano della prima ora, prende le distanze dal fondatore di Italia Viva: "Doveva essere un governo di necessità. Addirittura motivato, all' inizio, solo per evitare l' aumento dell' Iva.

Sta diventando l' opposto: non solo un governo di legislatura ma, addirittura, una rivoluzione del sistema politico, un patto strategico (subalterno) con i 5 Stelle".

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