Cronache

I 57 km di tunnel già costati un miliardo e mezzo

L'opera collega l'Italia all'Europa e ridurrebbe il traffico di tre milioni di camion all'anno

I 57 km di tunnel già costati un miliardo e mezzo

Roma - Se si pensa che è stato l'ex premier Paolo Gentiloni, espressione di un centrosinistra sempre ostile alle infrastrutture a convincere il presidente francese Emmanuel Macron dell'opportunità della Tav Torino-Lione, si può tranquillamente affermare che la situazione odierna rappresenta l'ennesimo paradosso tutto italiano. Tutto l'attuale bailamme deriva dall'ostilità delle comunità piemontesi per i 57 chilometri di tunnel di base del Moncenisio. A marzo il Cipe ha approvato la variante per la cantierizzazione del futuro scavo dell'infrastruttura, l'ultimo passaggio formale di un iter progettuale e realizzativo che si trascina dal 2001 per la tratta internazionale dell'opera. L'accordo prevede lo spostamento, da Susa a Chiomonte, del cantiere principale di scavo sul fronte italiano per ragioni di sicurezza. Ovviamente i No-Tav stanno pressando i Cinque stelle, votati in massa dagli oppositori, perché si dia lo stop definitivo. È lo stesso ragionamento seguito in Puglia dai No-Ilva e dai No-Tap: il voto di scambio in questo caso è per il non fare.

Ma, come ha ricordato il direttore generale di Telt (la società mista italo-francese che gestisce l'opera), Mario Virano sul Giornale «è chiaro che se l'opera non si realizzasse più, il contraente che decide la rescissione unilaterale del contratto dovrebbe rimborsare gli altri a valori attualizzati: gli 1,5 miliardi già spesi diventerebbero perciò circa 2 miliardi». Sono gli 1,5 miliardi investiti per gli studi di progettazione e le esplorazioni.

In particolare, i lavori sono articolati in 81 bandi di gara (45 per opere e 36 per l'ingegneria) e 12 cantieri operativi (9 per l'attraversamento alpino, 2 per la valorizzazione dei materiali di scavo in Italia e in Francia e uno per gli impianti tecnologici. Il collegamento dalla stazione di Susa a Torino prevede, poi, una serie di interventi necessari ad adeguare la rete ferroviaria esistente per garantire una rete capace, entro il 2030 (anno previsto per l'apertura del tunnel di base) di supportare maggiori carichi di merci. Nel quadrante Nord-Ovest ogni anno circolano 3 milioni di camion, ricordava Virano, «una cifra che è destinata a raddoppiare se si dice no al tunnel di base e alla Tav». Sarebbe, perciò, «impensabile rinunciare a un corridoio che rappresenta la più importante rete europea collegando 80 milioni di persone e tre importanti aree manifatturiere», cioè Catalogna, Auvergne-Rhône Alpes e il sistema Piemonte-Lombardia-Liguria.

GDeF

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