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I centristi sostituiscono la Paita con Borghi. E Calenda in tv fa arrabbiare tutti i suoi

Il renziano nuovo capogruppo, ma il leader di Azione spara a zero su Matteo

I centristi sostituiscono la Paita con Borghi. E Calenda in tv fa arrabbiare tutti i suoi

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I centristi sostituiscono la Paita con Borghi. E Calenda in tv fa arrabbiare tutti i suoi

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Nemmeno il tempo di eleggere all'unanimità il nuovo capogruppo al Senato che nel Terzo Polo si ricomincia già a litigare. Mentre a Palazzo Madama i senatori si apprestano a votare per Enrico Borghi, di Italia Viva, come nuovo presidente del gruppo, Carlo Calenda va in tv e bastona Matteo Renzi. «Il nuovo ruolo non mi spaventa, vengo dalla Dc», spiega a caldo Borghi. Che dice di voler guidare il gruppo «con impegno e capacità di sintesi». Una qualità, quest'ultima, che di certo non dovrà mancare al senatore renziano. Lo confermano le parole di Calenda a SkyTg24. «Renzi ha fatto fallire il progetto di una grande area liberaldemocratica», attacca il leader di Azione. Che improvvisa un interrogatorio in contumacia a Renzi: «Vuole far cadere i gruppi? Se ne deve assumere la responsabilità. Vuole farli cadere per rincorrere Forza Italia? Lo deve spiegare». Detto ciò, prosegue Calenda, «oggi voteremo a favore di Borghi capogruppo perché su alcune cose, e penso a Bonetti, Rosato, Marattin, collaboriamo molto bene». I nomi snocciolati dall'ex ministro non sono casuali, perché i tre esponenti di Iv, secondo alcune indiscrezioni, sarebbero in polemica con Renzi e pronti a fare le valigie. L'ex premier non replica e augura buon lavoro a Borghi, che sostituisce Raffaella Paita, nominata coordinatrice nazionale di Italia Viva, che sarà impegnata a girare l'Italia per rafforzare il partito.

Ma la vera notizia è che l'ennesima fuga in avanti di Calenda fa storcere il naso anche all'interno di Azione. Se i renziani ci vanno giù pesante, i compagni di partito dell'ex ministro sono sempre più in agitazione. Il senatore di Iv Ivan Scalfarotto chiosa velenoso: «Per avere un briciolo di visibilità Calenda deve parlare di Renzi. Altrimenti non finisce nemmeno sulle agenzie». In Azione sale la tensione tra gli ex parlamentari del centrodestra. Maria Stella Gelmini guida il fronte dei delusi, che comprende pure una silenziosa Mara Carfagna ed Enrico Costa, perplesso dall'atteggiamento giustizialista di Calenda sul caso della ministra Daniela Santanché. Gli ex Forza Italia sono pronti a lasciare Azione, in caso di una riedizione del «campo largo» con il Pd di Elly Schlein. «Calenda quelle cose poteva dirle domani, così non si va avanti», sbuffa con Il Giornale un parlamentare di Azione. In ambienti renziani descrivono un Calenda «ossessionato dal dialogo di Matteo con Forza Italia». Da qui la paura che Renzi possa rompere. E infatti l'ipotesi della rottura dei gruppi prima delle Europee non viene più esclusa sia da fonti di Iv sia da fonti di Azione.

Per ora l'unico punto di incontro tra Azione e Italia Viva sembra il voto sulla mozione di sfiducia a Santanché, in Aula il 26 luglio. Calenda considera una «stupidaggine» la mozione del M5s ma è favorevole alle dimissioni. Renzi ha una posizione più sfumata, ma il Terzo Polo dovrebbe astenersi o uscire al momento del voto.

Unito, per una volta.

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