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I Cinque stelle arroccati sul "no Tav". Lezzi: "Investiremo quei soldi al Sud"

Ma la proposta non regge. L'8 dicembre corteo anti Alta velocità

I Cinque stelle arroccati sul "no Tav". Lezzi: "Investiremo quei soldi al Sud"

Roma - Difficile spegnere l'eco di una manifestazione come quella di sabato a Torino. Quarantamila persone in piazza per dire sì all'Alta velocità e no all'immobilismo del governo giallo-verde. Dietro alla cautela della maggioranza c'è il vicepremier leghista Matteo Salvini in pressing sul collega Luigi Di Maio nel tentativo di aprire un varco nel muro alzato dai pentastellati per opporsi alla Tav. Salvini gioca di sponda, ribadendo che le opere cominciate è sempre meglio finirle, ma comunque in paziente attesa dei risultati della fantomatica analisi costi-benefici prevista dal contratto e ben attento a non deludere la base del Carroccio, da sempre favorevole alle grandi opere a sostegno dello sviluppo. Oggi intanto il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli incontrerà, per parlare di Tav, il suo omologo francese Elisabeth Borne.

Per il momento, mentre la sindaca di Torino Chiara Appendino prova ad aprire al dialogo, rimanendo però ostaggio della sua maggioranza, ad uscire allo scoperto ci pensa la ministra per il Sud, Barbara Lezzi. Dopo essere stata contestata in Puglia dai no Tap per aver tradito la promessa di fermare il gasdotto destinato a portare in Europa il gas proveniente dall'Azerbaigian, la ministra esprime la sua contrarietà alla Tav raccontando in un'intervista a La Stampa che il denaro risparmiato fermando i lavori verrebbe investito altrove: «Porteremo l'Alta Velocità al Sud», garantisce. «Vedremo l'esito dell'analisi costi benefici che è in corso», sostiene la ministra. Gelando sul nascere l'apertura di Salvini: «Quello che dice la Lega resta opinione della Lega». L'ennesimo segnale dei Cinque Stelle, sempre più compatti nella contrarietà all'opera, anche se nei fatti quanto annunciato dalla Lezzi sarebbe di difficile applicazione dal punto di vista del bilancio dello Stato. Complicato infatti cambiare destinazione a denaro già stanziato, parte del quale tra l'altro dall'Europa, senza tenere conto delle penali da pagare in caso di rinuncia al progetto.

In attesa che il governo prenda posizione, i movimenti a favore e contro l'Alta Velocità non danno tregua. Da una parte i No Tav preparano una contro-manifestazione in piazza, a Torino, per l'8 dicembre. Dall'altra si raccolgono le firme per un referendum consultivo. Lo stanno facendo +Europa e Fratelli d'Italia. «Secondo lo Statuto cittadino sarebbero bastate 300 firme, ma la risposta dei torinesi è andata al di là della soglia necessaria», fa sapere la sezione torinese del partito di Emma Bonino. Quello della Tav non è l'unico fronte aperto per il M5s. Dopo il recente via libera alla Tap, in Puglia continuano le manifestazioni contro la costruzione del gasdotto. Ieri una protesta a Melendugno, davanti al cantiere in cui si sta costruendo il terminale di ricezione.

«Non arretreremo», avverte il sindaco del paese salentino, Marco Poti.

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