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"I curdi occupano terre e case dei cristiani"

Mercoledì 16 novembre il Giornale ha ospitato l'incontro con Monsignor Hindo, arcivescovo siro cattolico di Hassakè, nella diocesi di Raqqa, capitale dello Stato Islamico. Qui di seguito la sua testimonianza di chi vive ogni giorno con la paura. SOSTIENI IL REPORTAGE SUI CRISTIANI SOTTO TIRO

"I curdi occupano terre e case dei cristiani"

«La capitale dello Stato islamico, Raqqa, si trova nella mia diocesi. Ma io non ho paura». Si presenta con queste parole monsignor Jacques Behnan Hindo, arcivescovo di Hassaké, importante città del nord est della Siria. Il presule ha visto tutte le fasi del conflitto: dalle primavere arabe fino all'arrivo del Califfato e all'avanzata dei curdi. Davanti ad ogni gruppo armato, monsignor Hindo ha fatto l'unica cosa possibile: è rimasto al suo posto, ovvero al fianco dei cristiani.

Hassaké, racconta l'arcivescovo, «è attualmente controllata dai curdi, che ora rappresentano la comunità più forte. I rapporti con loro sono molto tesi perché stanno occupando le case dei cristiani, togliendo loro ogni possibilità di rimanere in queste terre. Questa violenza mi rattrista molto perché in passato i curdi sono stati perseguitati e noi li abbiamo aiutati. Perché non ci soccorrono loro adesso?». Vivere ad Hassaké è molto difficile. Fino a poco tempo fa le finestre dell'arcivescovado erano nel mirino di due sniper che avevano come obiettivo quello di monitorare gli spostamenti del monsignore. Un proiettile di un cecchino ha addirittura centrato il muro a pochi centimetri dalla testa del presule. Ma Hindo non si fa intimorire: «La persecuzione non mi spaventa, fa parte della storia della Chiesa. Noi portiamo la nostra croce ed essa ci porterà alla vittoria».

Per il presule è ancora presto per dire che la politica americana in Siria cambierà in seguito all'elezione di Donald Trump: «È vero che ha detto che non manderà soldati in Siria, ma non so se riuscirà a mantenere questa promessa. In passato gli Stati Uniti hanno addestrato i ribelli contro Bashar Al Assad e questo non è stato un bene per la Siria. Trump ha detto che non lo farà più. Staremo a vedere». Nelle previsioni del presule il futuro del Medio Oriente è fosco: «L'Isis tornerà nella sua culla, l'Arabia Saudita, perché si rifà al wahhabismo, e controllerà le città sacre dell'islam, La Mecca e Medina». Ed è questo per Hindo il pericolo più grave: il salafismo, una delle forme più radicali dell'islam. «L'Arabia Saudita diffonde l'islamismo in Europa. Non credo che esistano musulmani moderati nelle vostre moschee. Sapete perché? Perché quelle moschee e quegli imam sono finanziati dai sauditi per diffondere il wahhabismo». Ma il presule non vuole fare di tutta l'erba un fascio e spiega: «L'islam siriano è speciale perché non è un islam politico. I musulmani siriani hanno, prima di tutto, un cuore siriano. Poi islamico. E questo accade anche in tanti altri Stati mediorientali».

Davanti alla morte e all'annientamento di giovani generazioni che monsignor Hindo vede quotidianamente c'è solo una cosa da fare: fermarsi e pregare. Lo chiede a gran voce a tutti coloro che incontra. «Bisogna pregare anche per i miliziani dello Stato islamico, accecati da un'ideologia di sangue e di morte. È difficile racconta il presule ma io lo faccio tutte le sere». Cose impossibili da capire se le si guarda solamente con un occhio umano. Bisogna fare lo sforzo di capovolgersi e guardarle con gli occhi dei cristiani di Siria.

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