Cronache

I dolci di Halloween? Non tradizionali. Il Comune deve risarcire la spesa

La Corte dei Conti costringe Ospedaletti a rifondere 237,60 euro usati per offrire i biscotti. Per il vin brûlé invece nessun problema

I dolci di Halloween? Non tradizionali. Il Comune deve risarcire la spesa

Vietato offrire cioccolata calda e biscotti ai bambini che festeggiano Halloween: è illegale.

A stabilirlo - con tanto di sentenza dopo accurati controlli incrociati e dati catalogati in maniera certosina sul computer - è la Corte dei Conti, che ha contestato la spesa fatta dal Comune di Ospedaletti - in provincia di Imperia - per scaldare l'atmosfera durante la festa pagana del 31 ottobre, che da qualche anno è diventata un appuntamento divertente anche in Italia. Quei dolcetti messi a bilancio, devono essere andati per traverso all'economo della cittadina del ponente ligure, quando si è visto recapitare la richiesta da parte della procura contabile di restituire i 237,60 euro spesi per «aver finanziato a spese dei contribuenti una festa di Halloween, ricorrenza straniera contraria alle nostre tradizioni culturali». Una scelta dal sapore patriottico, che viene spiegata nei minimi dettagli nel documento inviato al funzionario sanzionato per «l'acquisto di sei chili di biscotti, cioccolata calda e tazzine in occasione della festa di Halloween 2017», perché non «rientra in alcun modo tra le competenze del Comune supportare attività ludiche proprie di Paesi stranieri, che per certi versi si pongono persino in contrasto con le tradizioni culturali della Repubblica Italiana». Ma i magistrati non si fermano qui e, precisi, mettono il dito nella piaga: «Desta, inoltre, sorpresa il fatto che le spese per Halloween siano tra le più cospicue fra quelle contestate, risultando più elevate anche di quelle dedicate alla festa patronale». Più che il «dolcetto» al Comune di Ospedaletti, Halloween ha riservato lo «scherzetto», che poteva essere ancora più salato, visto che all'economo la procura contabile in un primo momento aveva chiesto un risarcimento pari a 1097,96 euro, poi ad una più accurata analisi sono state ritenute «discaricabili» - ossia legittime - altre spese come l'acquisto «degli ingredienti necessari alla preparazione del vin brûlé per il cimento invernale. Tale manifestazione, organizzata dall'Ufficio preposto al turismo, consiste in un bagno in mare collettivo in pieno inverno, idealmente il primo tuffo dell'anno. Sulla base delle informazioni reperite sulla stampa periodica, partecipano all'iniziativa alcune decine di bagnanti, verosimilmente provenienti anche dalle zone confinanti, che si immergono sotto lo sguardo incuriosito di centinaia di avventori, attirati dall'evento. Si tratta, dunque, di un'iniziativa turistica di richiamo, che ha l'effetto di accrescere la notorietà del Comune».

Con il cimento invernale, la Corte dei Conti «benedice» anche le spese per organizzare la festa della Polizia locale, ma boccia senza appello la spesa per la «Passeggiata a sei zampe», ossia la camminata di padroni ed animali.

Una pignoleria, quella della Corte dei Conti, che da qualche mese si abbatte su tutti i Comuni italiani, per verificare la cosiddetta «gestione delle piccole spese»: una miriade di voci che riguardano perlopiù esborsi per rappresentanza, accoglienza, eventi. Migliaia di piccole spese che moltiplicate a livello nazionale, generano volumi di centinaia di milioni di euro. Una pioggia di controlli che si abbatte non solo sui Comuni ma anche sugli altri enti sottoposti al controllo, come università e Regioni, facendo tremare soprattutto i funzionari della miriade dei piccoli Comuni italiani, per i quali anche una passeggiata con il proprio cane diventa un'occasione di incontro.

Così ora, oltre ai bilanci ogni anno più magri e alla burocrazia sempre più complicata, a dire l'ultima parola sulla scelta tra vin brûlé o cioccolata calda, raduno turistico o festa dal sapore straniero, sarà la Corte dei Conti.

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