Cronache

I fondi dello Stato alla scuola assegnati anche alle paritarie

Per garantire la libertà di scelta alle famiglie le risorse pubbliche andrebbero assegnate in maniera diversa

I fondi dello Stato alla scuola assegnati anche alle paritarie

Se lo Stato italiano, che è uno stato di diritto proprio perché «garantisce» i diritti che «riconosce», ha dichiarato che la famiglia italiana ha la responsabilità educativa, necessariamente (per non incorrere nella contraddizione in termini e quindi in un nonsense) tale responsabilità, per essere agita, richiede la libertà di scelta in ambito educativo da parte della famiglia stessa. Di conseguenza l'esercizio di tale libertà, per essere effettivo, necessita di un pluralismo educativo nel cui ambito la famiglia possa «scegliere», e cioè di scuole pubbliche statali e pubbliche paritarie (gestite dagli enti pubblici di promanazione dello Stato e da enti privati) senza oneri per lo Stato nell'impianto di tali scuole, tanto più che la famiglia ha già pagato le tasse a questo scopo.

Se il «senza oneri» significasse che esistono solo scuole pubbliche gestite dallo Stato, la Costituzione avrebbe un gravissimo vulnus perché andrebbe a considerare tutti i genitori come incapaci di intendere e di volere in quanto l'educazione dei figli sarebbe appannaggio esclusivo dello Stato. Come a Sparta. Oggi la famiglia Rossi, che prende seriamente la Costituzione, ritiene di poter esercitare liberamente la propria responsabilità educativa; pertanto partecipa agli Open Day di svariate scuole pubbliche, statali e paritarie (come invita la pubblicità, che ricorda di visitare il sito di Scuola in Chiaro) e trova corrispondente alle proprie linee educative una buona scuola pubblica paritaria, anche vicina a casa. Fa per iscrivere il pargolo, Gennarino, e resta di sasso: mentre per la scuola pubblica statale gli Esposito hanno già pagato (e lo sanno bene) più di 7mila euro di spese correnti per alunno, nella pubblica paritaria, oltre alle tasse, le viene richiesta una retta! Incredibile! Dove sta la libertà di scelta educativa della famigli in un sistema che comprende scuole pubbliche, paritarie e statali?

«È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» (Cost. art. 3). Paradosso: in Italia una famiglia ebraica, se vuole educare suo figlio in una buona scuola pubblica paritaria ebraica, deve pagare la retta (oltre alle tasse), mentre al Cairo i musulmani frequentano liberamente una scuola dei salesiani. In Italia la vera scuola confessionale è quella pubblica statale, perché il Gennarino di turno può scegliere solo quella. Anzi, non sceglie: gli tocca quello che trova, benché i suoi genitori e gli altri cittadini spendano in tasse per lui ben oltre 7mila euro annui, esclusi carta igienica e sapone nei bagni. Altro che oneri per lo Stato! Come mai ci sono scuole pubbliche paritarie dove l'alunno costa la metà, ma diventa astronauta o ministro? Un sistema di questo tipo vede gli studenti italiani agli ultimi posti Ocse, perché mentre la Lombardia e il Veneto sono sopra la media, la Campania e la Sicilia sono molto al di sotto. Risultato: un bambino, per avere una chance, dovrebbe nascere nella famiglia giusta e nella regione giusta. Oppure dovrebbe accettare l'assunto ideologico classico: «Per il povero c'è la scuola statale». Allora si dichiari che Gennarino è discriminato sin dalla culla.

Semplicemente, si intende a) garantire alla famiglia di esercitare la propria responsabilità educativa in un pluralismo formativo che per essere tale necessita di scuole pubbliche statali e non statali, paritarie a pieno titolo; b) dare la giusta autonomia alla scuola statale. Un'operazione a costo zero: oggi la spesa corrente per la scuola pubblica italiana è di circa 55,2 miliardi, di cui 54,7 miliardi per le statali e di 0,5 miliardi per le paritarie. Il costo medio per lo Stato per lo studente della statale è di 7.063 euro (2009), esclusi in molti casi - carta igienica, assicurazione, docente di sostegno; il costo medio per lo Stato per lo studente di una paritaria (2009) è di 489 euro (paga la carta igienica).

Applicando il costo standard di sostenibilità alle scuole sia statali che paritarie - lo studente con Isee adeguato versa un prezzo pari al 30% del costo standard, al massimo per l'80% della popolazione studentesca -, il finanziamento pubblico alla scuola passerebbe (dati 2009) da 55,2 miliardi a 38,3, di cui 33,6 andrebbero alla statale e 4,3 alla paritaria. Il costo medio per studente per lo Stato passerebbe da 7.063 euro a circa 4.357, eliminando le inefficienze e lavorando sull'equità.

Le leve di trasparenza e di buona organizzazione, l'autonomia scolastica e la valutazione dei dirigenti e dei docenti, la detraibilità delle spese scolastiche e gli investimenti school bonus, che il ddl Scuola del 2015 ha introdotto, vanno verso questa prospettiva. Il costo standard di sostenibilità è il solo anello mancante.

L'approdo del costo standard di sostenibilità per studente sarà la piena garanzia di scelta della scuola da parte della famiglia, anche la meno abbiente: in questo nuovo quadro, lo Stato si fa garante della libertà di apprendimento e d'insegnamento e non più «gestore diretto» della scuola. Nella moderna concezione dello Stato, non più egemone e monopolista, ma Stato di diritto pluralista, democratico, solidarista, i termini «pubblico» e «statale» non sono sinonimi. Il San Raffaele è pubblico, ma non è statale.

Il servizio scolastico è pubblico, perché bene collettivo e interesse giuridico; sono invece o privati o statali i soggetti che gestiscono il servizio. L´istruzione pubblica non è quindi esclusiva materia d´interesse dello Stato, ma è legittimo oggetto di diritto anche dei cittadini. La proposta è rilanciata; i cittadini seri sanno da che parte stare; le istituzioni e i futuri candidati sappiano che di questo verrà loro domandato conto. Anche nella Valle di Giosafat!

(2 - fine)

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