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I genitori di Giulio non si arrendono: "Andremo al Cairo a chiedere giustizia"

Amarezza per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche e le ultime indiscrezioni. Il padre: "Non c'è mai stato un vero impegno"

I genitori di Giulio non si arrendono: "Andremo al Cairo a chiedere giustizia"

Roma - «Il 3 ottobre andremo al Cairo per chiedere giustizia per Giulio». I genitori del giovane Regeni non si arrendono e sono convinti che la verità sia molto vicina. Al dolore per la tragica fine del ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel gennaio del 2016, si è aggiunta in questi giorni la delusione nei confronti del governo dopo l'annuncio del ritorno dell'ambasciatore italiano al Cairo. Una decisione incomprensibile per la famiglia che attende la verità sulla fine del proprio ragazzo da oltre un anno e ora spera finalmente di poterla afferrare. «Siamo arrivati a un punto importante delle investigazioni, abbiamo ben tre nomi di ufficiali egiziani che sono stati sicuramente coinvolti, penso che con una maggiore pressione sul governo egiziano possiamo farcela ad arrivare alla verità afferma Claudio, il padre di Giulio. Una verità che il nostro governo non ha ricercato con sufficiente impegno. «Chi ha deciso il rinvio dell'ambasciatore italiano al Cairo non deve aver visto il corpo di Giulio», commentano amareggiati i genitori che ora percepiscono «una forte distanza» da chi ha preso una simile decisione che per la famiglia Regeni non porterà risultati positivi. «In quei terribili giorni c'era l'ambasciatore Massari (in carica all'epoca dell'assassinio ndr) che è un ambasciatore stimato e si era immediatamente attivato -ricordano i genitori- Ma non ha avuto riposte. Come farà un nuovo ambasciatore che arriva ora, anche se molto competente, con gli stessi interlocutori che fin dall'inizio hanno depistato? ».

La scelta del governo ha ferito la famiglia. «Siamo fortemente contrari e indignati anche per come ci è stato comunicato, a decisione già presa, alle sei di sera del 14 agosto - spiega la madre -. Riteniamo che sia stata una modalità inaccettabile e siamo contrari all'invio dell'ambasciatore perché rappresentava l'unica nostra arma per fare pressione sul governo egiziano che finora non ha dato segni di collaborazione se non l'invio di questo faldone che non si sa ancora cosa contenga». I genitori di Giulio sentono però la vicinanza da parte dei tanti «cittadini che continuano a mostrare amore per Giulio». Eppure erano stati presi precisi impegni da parte delle istituzioni. «Massimo impegno per ottenere la verità». Questo il mantra ripetuto pubblicamente in diverse occasioni dal governo italiano in risposta agli accorati appelli della famiglia di Giulio Regeni. Un impegno solo verbale però che naturalmente ai genitori del giovane torturato ed ucciso in Egitto non è mai bastato.

Promesse fatte prima da Matteo Renzi, premier al momento dell'assassinio del giovane, e da Paolo Gentiloni prima come ministro degli Esteri e poi ora da premier.

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