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I giallorossi provano a unirsi Trappola umbra per il premier

Zingaretti, Di Maio, Speranza e Conte oggi a Narni per chiudere la campagna elettorale. Ma Renzi si sfila

I giallorossi provano a unirsi Trappola umbra per il premier

Tutti insieme, appassionatamente, per cercare di salvare il salvabile nell'«Ohio» italiano.

Gigino Di Maio, Nicola Zingaretti, «Giuseppi» Conte, persino Roberto Speranza (che, per chi non se lo ricordasse, rappresenta Leu nel governo e fa persino il ministro della Sanità). Tutti insieme, con l'eccezione di Matteo Renzi, che (attaccato dal Pd) si defila prudentemente dall'ammucchiata giallo-rossa, a celebrare la chiusura della campagna elettorale in Umbria sullo stesso palcoscenico, nel primo evento politico comune della storia dei due partiti, Pd e Cinque Stelle. Un evento che, si spiega, vuol tentare di invertire il trend, visto che i sondaggi danno in testa il centrodestra ma parlano anche di un numero di indecisi molto alto. Nella speranza che presentare un fronte compatto, con tanto di premier in prima linea, possa risollevare le sorti della neonata alleanza. A meno che, fa notare qualcuno dalla maggioranza, non finisca invece per indebolire l'esecutivo: «Mi sfugge la ragione di chiudere così la campagna elettorale. Forse perché vogliono proprio farsi dire che ha perso il governo? Mi sembrano storditi», dice il dem Stefano Esposito.

Ufficialmente, la manifestazione che si terrà oggi in quel di Narni servirà a «presentare la manovra finanziaria» appena varata, in anteprima assoluta ai fortunati e di certo interessatissimi elettori umbri. Tanto che, bizzarramente, dal partito della Casaleggio si assicura che «di Umbria e di campagna elettorale non si parlerà». Ufficiosamente, serve a «blindare per il futuro» l'allegra alleanza demo-stellata, si spiega dagli stati maggiori. Il segretario dem Zingaretti, che da settimane si sta impegnando in prima persona nella campagna elettorale umbra, ha ripetutamente sollecitato un «segnale» comune di compattezza attorno al candidato «civico» Bianconi. E ieri, all'ultimo istante utile, il capo politico dei Cinque Stelle Di Maio ha lanciato il cuore oltre l'ostacolo: «Stiamo lavorando in queste ore per un evento in Umbria con tutti i rappresentanti di questa coalizione di governo», ha annunciato ieri. Aggiungendo: «Abbiamo invitato anche il presidente del Consiglio». Il quale, come la «sventurata» monaca di Monza, ha risposto sì.

E proprio lo strano tempismo di Di Maio e la decisione di trascinare il premier nella polvere di una campagna elettorale tanto secondaria quanto rischiosa ha allarmato più di uno, nel Pd. A cominciare da Dario Franceschini, che ha espresso a Zingaretti le sue forti perplessità su un'operazione che qualcuno legge come una «trappola» organizzata dal mellifluo Di Maio, che ieri era tutto moine nei confronti del presidente del Consiglio, contro colui che teme come rivale per la guida del partito. Per mettere in conto al premier la probabile sconfitta. I renziani di Italia viva, che ieri hanno incontrato Conte, gli hanno fatto notare il rischio: «Non siamo certo noi a mettere a rischio la tenuta del governo. Fossimo in lui, guarderemmo molto più vicino», spiegano. E si sono tirati fuori dalla manifestazione: «Non andiamo perché non c'è una nostra lista in Umbria - dice il capogruppo Faraone - ma anche perché politicizzare questo voto è un errore.

Un evento che veda sul palco i leader nazionali rischia di dare a queste elezioni un significato politico che è sbagliato dare».

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