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I giornali rossi portano Matteo a Piazzale Loreto

Un dettaglio dello spirito italiano non tramonta mai: il piazzaloretismo. Ora contro Salvini

I giornali rossi portano Matteo a Piazzale Loreto

C'è un dettaglio dello spirito italico che non tramonta mai: il piazzaloretismo. L'attitudine codarda a scagliarsi contro il nemico quando è caduto nella polvere, nel momento in cui è in difficoltà e non può reagire. Con la differenza, non da poco, che piazzale Loreto arriva dopo vent'anni di dittatura, mentre noi siamo di fronte a 14 innocui mesi di Salvini al Viminale.

Un piccolo esempio di piazzaloretismo lo abbiamo visto negli ultimi due giorni. Matteo Salvini per più di un anno ha imperversato nelle piazze, in tv, sui giornali e sugli schermi dei telefonini. Sempre tagliente lui, sempre feroci le risposte dei suoi detrattori. Ma dal 20 agosto è caduta la diga. E l'ha fatta detonare il premier Giuseppe Conte. L'avvocato del popolo diventato giudice di Salvini. L'uomo che ha voluto accusare e sputtanare pubblicamente il leader della Lega. Smentendo prima di tutti se stesso, come se si fosse svegliato tra i banchi del governo dopo quattordici mesi di letargo.

Il Salvini del 20 agosto, nel bene e nel male, sarà lo stesso di un mese prima. Cioè quando Conte era tutto uno sdilinquirsi di va bene tutto madama la marchesa. «Irresponsabile, ignorante, codardo, autoritario» ha infierito il presidente del Consiglio. E Salvini, per la prima volta, è sembrato in difficoltà. Quale momento migliore per gli sciacalli? Così sui social si è immediatamente scatenata la gara a menare il leghista ferito: festeggiamenti sguaiati, status trionfanti e liberatori che - se ci fosse stato Facebook - non si sarebbero visti nemmeno il 25 aprile del '45, meme umilianti per sottolineare - con la bava alla bocca -, che finalmente il Capitano ha smesso di maramaldeggiare.

Una specie di carosello virtuale che manco se l'Italia avesse vinto i mondiali. Poi arrivano alla svelta i gazzettieri dell'antisalvinismo militante. In men che non si dica Conte è diventato un eroe nazionale. Dopo un anno trascorso a far da vice ai suoi due vice, sono bastati tre schiaffoni a Salvini per guadagnarsi i favori della stampa di sinistra. Saviano festeggia la fine delle «immonde porcate del ministro della Malavita». Il Fatto Quotidiano di Travaglio stappa Mathusalem di Champagne e vola altissimo: «Il confronto ravvicinato tra quei due modelli politico-antropologici crea - agli occhi degli italiani - un nuovo bipolarismo». Praticamente una sorta di razzismo antropologico per arginare il razzismo leghista. Per Francesco Merlo (Repubblica) Conte è stato anche troppo delicato: «Salvini selvaggio e domato e il suo torero feroce e gentile nell'ultimo duello».

Gentile? E cosa doveva fare? Insultargli anche la famiglia? Più mesto Michele Serra, che confessa le tristezze del quotidiano: «Abbiamo però goduto almeno di un giorno di sollievo e di conforto, di questi tempi non è poco». Ah sì, dura e raminga la vita del radical chic, che ogni mattina spera di scorgere il cadavere di un nemico sul quale festeggiare. E, ora, senza Salvini al governo, come faranno a trovare sollievo nei loro giorni così tristi?

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