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"I giudici di sinistra vogliono il regolamento di conti"

Il segretario di Mi: "Non si può strumentalizzare il caso. Se gli autosospesi si dimettono entrano toghe rosse e 5s"

"I giudici di sinistra vogliono il regolamento di conti"

Nel giorno in cui la sua corrente si trova sola contro tutti, isolata nella bufera che ha investito il Csm e l'intero mondo della giustizia italiana, Antonello Racanelli - segretario di Magistratura Indipendente - ha la voce di un uomo sicuro del fatto suo: «Abbiamo fatto la scelta giusta e sia chiaro che non torneremo indietro».

A scandalizzare le altre correnti è stato il vostro invito ai tre consiglieri coinvolti nell'inchiesta di Perugia a ritirare l'autosospensione e a riprendere servizio in pieno nel Csm. Le pare possibile fare finta di niente, con tutto quello che sta venendo fuori?

«Ai nostri tre consiglieri abbiamo rivolto un invito, saranno poi loro a decidere liberamente come comportarsi. Questo invito è stato deciso dall'organo più autorevole possibile, un'assemblea di corrente con centocinquanta magistrati presenti, e quindi è del tutto impensabile che adesso si torni indietro».

Perché i consiglieri coinvolti dovrebbero tornare in servizio?

«Perché, per quello che se ne sa finora, non sono né indagati né sottoposti a procedimento disciplinare. Dei fatti che li vedrebbero coinvolti non hanno avuto nessuna comunicazione diretta, sanno solo quello che hanno letto sui giornali grazie alle fughe di notizie e alle violazioni del segreto istruttorio».

Tutte le altre correnti dicono che o Magistratura Indipendente fa retromarcia o non può continuare a fare parte insieme a loro della giunta dell'Associazione magistrati.

«Noi non facciamo retromarcia e riteniamo che si possa continuare a convivere in un direttivo unitario anche avendo, su questo tema specifico delle dimissioni dei consiglieri coinvolti, opinioni diverse. Già in passato su temi anche rilevanti ci sono state posizioni differenti. Anche nel governo del nostro paese Lega e 5 Stelle hanno posizioni diverse su molti temi, però scelgono di convivere. Comunque se ci vogliono buttare fuori dalla giunta facciano pure, se ne assumeranno la responsabilità».

Il rischio se i vostri consiglieri non si dimettono è che sia l'intero Csm a venire costretto alle dimissioni in blocco.

«Sarebbe meglio. Altrimenti il rischio è che questa vicenda grave e dolorosa venuta alla luce con l'inchiesta di Perugia venga strumentalizzata per un regolamento di conti all'interno della magistratura».

In che senso?

«Dietro alla richiesta di dimissioni dei nostri consiglieri c'è anche un calcolo preciso. Per le regole interne al Csm, al loro posto entrerebbero i primi colleghi non eletti. Che però sono di altre correnti, e questo cambierebbe in profondità gli equilibri interni al Consiglio superiore, mortificando il voto dei magistrati italiani che appena un anno fa hanno scelto di voltare pagina. Per la prima volta il gruppo di potere che era stato egemone all'interno della magistratura, a partire da Area e da Magistratura democratica, è stato messo da parte. È il gruppo che per anni ha trasformato l'Anm in un soggetto politico, che ha preteso di dettare la linea al Parlamento sulle politiche dell'immigrazione. I magistrati italiani con il loro voto a nostro favore hanno detto che non ne vogliono più sapere.

Utilizzare l'inchiesta di Perugia, che deve andare fino in fondo serenamente, per ribaltare la volontà dei magistrati italiani sarebbe un vulnus alla democrazia».

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