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I grillini giocano pesante: lista nera con 9 giornalisti

Di Maio invia al presidente dell'Ordine Iacopino l'elenco delle firme «sgradite» da punire. Tra i bersagli c'è Sallusti

I grillini giocano pesante: lista nera con 9  giornalisti

La guerra del M5S contro i giornalisti la guida Luigi Di Maio. Non vuole solo le scuse, che ha già chiesto, ma provvedimenti disciplinari dell'Ordine contro chi ha condotto una «campagna diffamatoria» nei confronti del movimento. Il vicepresidente della Camera consegna la lista nera con i nomi dei cronisti definiti «scorretti» al presidente Enzo Iacopino perché, dice, sulla storia delle polizze vita di Salvatore Romeo intestate a Virginia Raggi, «si è toccato un limite» tale da avere il «dovere» di denunciare.

I giornalisti accusati da Di Maio, citando gli articoli in questione, sono un po' di tutte le principali testate, da Emiliano Fittipaldi de L'Espresso a Fiorenza Sarzanini e Ilaria Sacchettoni del Corriere della Sera, dal direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti a Carlo Bonini di Repubblica, da Valentina Errante e Sara Menafra de Il Messaggero ad Elena Polidori di Qn e Edoardo Izzo de La Stampa. Quello che brucia, soprattutto, è il sospetto che quelle strane polizze potessero essere una sorta di finanziamento del M5S. E per tacitare chi osa farsi domande su questa storia, Di Maio e i suoi denunciano.

Non bastava il bavaglio ai suoi stessi esponenti, ora il M5S vuole imporre il silenzio anche alla stampa. Vista sempre come nemica da chi ha ottenuto voti e potere nel nome della trasparenza e della democrazia diretta. In sostanza, per Beppe Grillo e i suoi, il popolo del web (che poi è quello elettorale) è sovrano e deve decidere ogni cosa, ma dev'essere nutrito da un'informazione addomesticata, non è in grado di formarsi un'opinione libera confrontando diversi punti di vista. Non è adulto, ma bambino e va protetto da un filtro. Imposto dallo stesso M5S, che anche così dimostra il suo grado di maturità politica.

Nella lettera consegnata a Montecitorio a Iacopino e pubblicata con un video su Fb, si legge: «La libertà di stampa è un valore irrinunciabile per ogni Paese democratico. Ma altrettanto irrinunciabile è il rispetto della verità a cui ogni giornalista, per deontologia ed etica professionale, dovrebbe attenersi. In questi giorni abbiamo assistito a uno spettacolo indegno da parte di certa stampa, che ha usato la vicenda di una polizza a vita intestata a Salvatore Romeo, e il cui vero beneficiario è lui stesso tranne nell'ipotesi estremamente improbabile della sua morte, per infangare e colpire in maniera brutale la sindaca Virginia Raggi e l'intero Movimento 5 Stelle».

Per Di Maio i grillini erano preparati all'«operazione di discredito nei confronti della Raggi», iniziata prima che diventasse sindaco, ma ora è davvero troppo. Perché per lui la vicenda delle polizze non doveva suscitare domande, né gettare ombre o generare retroscena. Tutto era pulito ed evidente. Ma «su gran parte dei Tg e dei giornali usciti il 3, il 4 e il 5 febbraio, gli italiani hanno letto un'altra storia, costruita non su fatti documentabili, ma su menzogne e notizie letteralmente inventate. E anche quando la Procura è intervenuta per ristabilire la verità, i giornali hanno continuato con le ipotesi, i sospetti, i dubbi, le insinuazioni. Nessuno sino ad oggi ha chiesto scusa né a Virginia Raggi, né al M5S, né ai lettori». Il presidente dell'Ordine dei giornalisti Iacopino, di fronte alla richiesta di scuse di Di Maio, invitava a non generalizzare un'intera categoria, ma a segnalare i casi di comportamenti deontologicamente scorretti e ora lui fornisce l'elenco, chiedendo: «Giudichi lei se questa è informazione».

Noi, se è permesso, possiamo giudicare anche da quest'ultima mossa il M5S.

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